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Clown in Kabul
"Clown in Kabul" progetto di Stefano Moser e Serena Roveta, regia di Ettore Balestrieri, musiche di Nicola Piovani e supervisione di Ettore Scola, non dovrebbe essere un evento speciale presentato alla 59º Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, ma un "evento quotidiano" o comunque un genere di film che per il suo grandissimo contributo morale non dovrebbe mancare in nessun Festival che si rispetti. Non solo a scopi divulgativi, certo importanti ai fini della conoscenza delle associazioni umanitarie come !Ridere per ridere! che impiega i clown dottori, o Emergency o Medici senza frontiere, tanto per citarne alcune, ma per risvegliare le coscienze sopite di tutti noi.
Sí, perché non si riesce a rimanere indifferenti di fronte alle sofferenze fisiche dei piú piccoli, davanti ai corpicini straziati, alle ustioni, alle mutilazioni, a quegli occhi innocenti pieni di pianto.
Ma "Clown in Kabul", non é un racconto di guerra, bensí il "racconto di un viaggio" che parte dai paesaggi desolati dell'Afghanistan, cosparsi di macerie, continua negli ospedali, (anche se chiamarli cosí per molti potrebbe sembreare un eufemismo!), e finisce nelle piazze. La presenza di Pacth Adams é un pretesto importante, non solo perché rappresenta la medicina, ma perché sintetizza con una frase il senso di questo film: "faró della compassione una missione!". Questo hanno fatto e fanno i Clown di Kabul, una missione di pace. Significative le testimonianze dei ventuno medici, tra i quali spicca quella di Gino Strada, che si scaglia contro chi in quel paese vuole bloccare l'informazione e tenta di comprare il mondo umanitario. Ma piú significative di tutti sono le immagini, uomini e donne, che sembrano divertirsi e sorridere, incredibile in quelle condizioni. Certo, fotogrammi scelti accuratamente e ben sottolineati dalla musica che enfatizza tutto il lavoro.
Il risultato piú importante si riassume in cifre: venticinque milioni di tonnellate tra viveri, medicine e vestiario distribuiti, insieme a tanti sorrisi. Cosí, la dove non é arrivata la diplomazia ufficiale é arrivata la "diplomazia nasale", dei nasi rossi dei Clown di Adams, che ancora piú dimostra che sapere ridere non solo é terapeutico, ma disinquinante.
Maria Cristina Mancini
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