Cinquanta sfumature di grigio
Anastasia Steele (Dakota Johnson) è un’affascinante ma timida studentessa di letteratura inglese all’università alla quale capita di incontrare Christian Grey (Jamie Dornan), giovane e brillante imprenditore miliardario. La ragazza capisce ben presto di provare una irresistibile attrazione nei confronti di questo giovane uomo tanto potente e misterioso. Nonostante le improbabilità del caso, un giorno, senza preavviso, il giovane si fa trovare nel negozio dove Anastasia lavora. Entrambi non possono negare la passione che provano nei confronti l’uno dell’altra. Tuttavia Anastasia verrà informata da Grey a proposito dei demoni del passato che lo torturano e del suo bisogno compulsivo di avere tutto sotto controllo, anche (e soprattutto) nella sfera sessuale dove si abbandona a pratiche inimmaginabili. Nel lasciarsi plasmare da Grey, Anastasia scoprirà anche una nuova parte di se stessa.
Tratto dalla trilogia letteraria che dalla sua uscita è stata tradotta in 51 lingue in tutto il mondo e ha venduto oltre 100 milioni di libri, “50 sfumature di grigio” si presenta allo spettatore come l’”American gigolò” degli anni 2000.
Diretto dall’apprezzata Sam Taylor-Johnson (“Nowhere Boy”), il film si prefigge (centrandolo) l’obiettivo di essere un misto di istinti sessuali primordiali e psicologia in salsa glamour da servire con un’oliva a un pubblico femminile in cerca di svago. I primi minuti del film lanciano un allarme preoccupante circa un nuovo capitolo di “Twilight” per adulti, ma fortunatamente i toni migliorano (per merito degli attori, soprattutto di Jamie Dornan che tiene su il film da solo praticamente per tutto la durata). La complicità e l’erotismo tra i protagonisti sono evidenti e ben sviluppati e anche la sceneggiatura gioca su ombre e luci interessando lo spettatore cui il film è rivolto. La colonna sonora è sempre ben motivata rispetto alle immagini, rendendo la visione più godibile e tratteggiandosi puntualmente secondo i contorni assunti dal film.
La regia è chiara, assistita da un ottimo gusto visivo e un senso di pulizia e freschezza nell’immagine.
Il tasto dolente del film è da riscontrarsi dapprima nei dialoghi che a volte scadono al limite della rivista per ragazzine. Un altro problema è stata la decisione in ragion del Dio denaro di aggirare le restrizioni della censura, smussando (o togliendo del tutto) le scene di sesso più intense e lasciando così, nel film, una serie di strusciamenti e sesso accennato che tuttavia ben fomenta l’immaginazione dello spettatore.
Come già accennato, buona la prova degli attori soprattutto quella di Jamie Dornan che si è trovato in corsa a dover sostituire Charlie Hunnam (“Pacific Rim”) per motivi contrattuali. Dakota Johnson strizza troppo l’occhio alla Bella di “Twilight” e in generale fatica a rendere in maniera sfaccettata un personaggio che pare però gambizzato volontariamente in questa prima parte della trilogia.
In conclusione, “50 sfumature di grigio” va preso per quello che é: una verosimile e godibile trasposizione cinematografica di un’evasione letteraria che ha accompagnato le calde notti di un’estate ormai passata. Senza infamia ma anche senza particolari lodi.
La frase:
"Tu non mi vuoi” “Tu sei tutto ciò che voglio".
a cura di Jacopo Landi
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