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Chronicle











Con le fattezze del Dane DeHaan visto prevalentemente nell’ambito del piccolo schermo (le serie "Law & order: Special victims unit" e "True blood" nel curriculum), Andrew Detmer sarebbe un adolescente come tanti, se non fosse per il fatto che si ritrova improvvisamente in possesso di particolari superpoteri; insieme a Matt Garetty e Steve Montgomery, rispettivamente interpretati da Alex Russell e Michael B. Jordan.
Ma, nonostante le premesse, il lungometraggio d’esordio di Josh Trank, che firma anche la sceneggiatura insieme al figlio d’arte Max Landis, non si riallaccia né al filone caro alle trasposizioni cinematografiche da fumetto, né all’action-movie a tinte fantascientifiche.
Infatti, con il protagonista che, portando sempre con se la videocamera a scopo auto-documentaristico, garantisce l’assemblaggio d’inquadrature eseguite a mano, siamo nell’ambito di un mockumentary immerso in salsa sovrannaturale.
Mockumentary che, considerando il genere d’appartenenza delle tematiche trattate, risulterebbe più accostabile a titoli come "Cloverfield" (2008) di Matt Reeves e il norvegese "Troll hunter" (2010) di André Øvredal che al chiacchieratissimo "The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair" (1999) di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez; pur tracciando, in fin dei conti, una innovativa strada tutta sua.
Perché, sebbene l’ultima parte dei circa ottantaquattro minuti di visione, tempestata di edifici distrutti e automezzi scaraventati ovunque in aria di apocalisse, conceda spazio a una spettacolarità ottimamente resa, l’intento dell’operazione non è quello di fornire l’ennesimo prodotto d’intrattenimento all’americana, bensì uno sguardo realistico sul grado di maturità sfruttato da adolescenti assolutamente imperfetti nel prendersi determinate responsabilità.
Quindi, un allegorico ritratto su celluloide della pericolosa gestione di determinati poteri, soprattutto se conseguente all’emarginazione, che, originale, attraversato da un buon ritmo narrativo e girato con notevole professionalità, rientra a pieno titolo tra i migliori esempi del movimento cinematografico succeduto al citato cult di Myrick e Sánchez.

La frase:
"Sono un superpredatore".

a cura di Francesco Lomuscio

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