Ipotesi di reato

Per arrivare fino in fondo alla propria vita e indenni ci vuole soprattutto tanta fortuna, anche se poi bisogna essere particolarmente sfortunati perché questa venga stravolta da un banale tamponamento.
Come è il caso dei due protagonisti del film che segna il debutto americano di Roger Michell ("Notting Hill"): il potente ma ignaro avvocato Gavin Banek (Ben Affleck) e l'assicuratore Doyle Gibson (Samuel L. Jackson) nei guai fino al collo con la moglie che vuole partirsene in Oregon insieme ai figli.
Si scontrano, letteralmente, sulla FDR a New York dando inizio ad una insospettabile catena di bassezze e ritorsioni in cui la ragionevolezza perde immediatamente il proprio posto, per lasciarlo ad una cattiveria e crudeltà non meno umana. I due uomini adeguandosi agli eventi diventano di volta in volta vittime e carnefici. Una distruzione metodica dell'altro che inesorabilmente trascina via con sé anche le proprie illusioni ed aspirazioni. Quelle del giovane avvocato rampante che di colpo si accorge di non aver alcun potere nello studio dove è stato da poco nominato socio dal suocero, ma di essere solamente una pedina senza importanza; e quelle dell'assicuratore, ex alcolista in lotta da sempre con il caos che infierisce sulla sua vita annullando metodicamente i piccoli passi verso una nuova normalità.
Una giornata intera, sotto una pioggia incessante, spesa a rovinare l'uno la vita dell'altro, sempre più arrabbiati con se stessi per ciò che la realtà personale disvela minuto dopo minuto.

Il regista britannico, autore teatrale oltre che cinematografico, orchestra con grande equilibrio gli eventi, sottolineandone la gravità come anche la suggestione in un avvicendarsi 'moderato' che permette però un crescendo della tensione. Senza buoni né cattivi, Michell mette continuamente a confronto i due protagonisti lasciando prendere le parti prima dell'uno e poi dell'altro, senza intrappolare l' "affetto" dello spettatore in un'unica direzione.
Mette in scena ogni aspetto della moralità come dell'amoralità e non dimentica di lasciar sbattere una congrua dose di cinismo contro il desiderio di un mondo giusto e migliore.
Sebbene lo scontro dell'incudine (Ben Affleck) con il martello (Samuel L. Jackson) non riesca a produrre né scintille né emozioni, e gli ultimi fotogrammi siano immaginati e realizzati ad uso e consumo del "popolo americano" così bramoso di credere ancora nel valore fondamentale della famiglia, il film è un'avventura anche umana piuttosto avvincente.
Quando si paga il biglietto spesso si ha molto meno in cambio!

Valeria Chiari

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