Chaleh
La 66esima Mostra del Cinema di Venezia ha visto diverse pellicole caratterizzate da una trama semplice, che offre però poi spunto per interessanti divagazioni.
Ha questa caratteristica anche "Chaleh (Pothole)" del regista iraniano Ali Karim, presentato in anteprima mondiale come evento fuori concorso per la Settimana Internazionale della Critica.
Un anziano vedovo vive con la seconda giovane moglie in una baracca nel deserto, la sua casa è andata distrutta nel recente terremoto. Si intende di meccanica e per guadagnare qualcosa trova un espediente: nella strada che passa davanti alla sua casa scava una buca, attende che le auto ci finiscano dentro e poi si offre di sistemarle. Il trucco riesce diverse volte, anche se la strada non è molto trafficata, fino a quando un potente uomo politico ne rimane vittima e decide di far sistemare la buca.
"Chaleh" ha un intreccio semplice solo in apparenza, in realtà vede in se moltiplicarsi le vicende. Il trucco della buca infatti è per il vecchio sia un modo per guadagnare ma anche la possibilità di entrare di nuovo in contatto con il mondo, con le persone e sentire le loro storie. Il vecchio vive nella sua immobilità, isolato dal mondo, ma è il mondo ad andare da lui.
Il film ha una storia principale, con al suo interno tante piccole storie quante sono le vittime della buca. Tutti i personaggi che interagiscono con il vecchio hanno qualcosa da raccontare, dal regista che è in viaggio per realizzare un documentario, all’uomo in viaggio con la moglie ma ansioso di arrivare all’appuntamento con l’amante, dal gruppo di musicisti che va a distrarre con la propria musica le vittime del terremoto, al politico, che torna a casa dopo aver distribuito a quelle stesse vittime gli aiuti umanitari.
Quello che colpisce in questo film è la quasi totale assenza di una figura femminile di rilievo. Vediamo il vecchio, protagonista, agire e interagire, ma riusciamo solo alla fine a vedere la moglie e conoscere parte della sua storia pur essendo la donna una presenza – invisibile - in tutto il film. E le donne che viaggiano nelle auto che cadono nella buca sono quasi delle semplici comparse. Uno specchio della società nella quale il film si svolge.
Un film interessante, senza dubbio, ma appesantito da una regia molto lenta e da una tecnica narrativa molto lontana da quella dei film occidentali.

La frase: "Non vedi che sono un senzatetto abbandonato nel deserto?".

Giuliana Steri

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