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Catacombs - Il mondo dei morti
Nel leggere il titolo, il cinefilo amante delle più oscure produzioni di genere horror ripensa sicuramente al poco conosciuto "Catacombs-La prigione del diavolo" (1988) di David Schmoeller, incentrato su un antico monastero in preda ad un'entità demoniaca e visto dalle nostre parti soltanto all'inizio degli Anni Novanta, trasmesso da alcune emittenti regionali.
In realtà, il lungometraggio scritto e diretto da David Elliot (sceneggiatore di "Four brothers") in coppia con l'esordiente Tomm Coker, a quanto pare tratto da eventi realmente accaduti, non ha nulla a che vedere con il film di Schmoeller.
Con un gusto per l'estetica delle immagini che sembra porsi a metà strada tra il videoclip e lo spot pubblicitario, racconta infatti la vicenda della timida Victoria (Shannyn Sossamon), ragazza americana sofferente di disturbi legati ad uno stato ansioso, la quale, in viaggio a Parigi, viene condotta dalla sorella maggiore Carolyn (Alecia Moore alias la pop star Pink) ad un rave party organizzato all'interno delle secolari catacombe nascoste sotto la superficie stradale della città francese.
E la prima parte, con evidenti strizzate d'occhio all'ultra-classico "Non aprite quella porta" (1974) di Tobe Hooper, lascia presagire l'ennesimo sterminio in puro slasher-style di giovani sballati, per mano, questa volta, di una leggendaria creatura metà uomo e metà bestia.
I due registi, invece, preferiscono porre da parte l'effetto gore al fine di privilegiare un lungo ed estenuante inseguimento nei tunnel sotterranei, tra ossa e ratti, mentre la cupa fotografia di Maxime Alexandre ("Le colline hanno gli occhi") illumina le sporche scenografie di Christian Niculescu ("Mimic 3"), contribuendo in maniera fondamentale ad enfatizzare una riuscita atmosfera claustrofobica.
Pur deludendo in parte le aspettative del pubblico, il quale, però, non può fare a meno di rimanere ancor più deluso dinanzi al tanto inaspettato quanto banale epilogo che, fedele o no ai fatti reali, finisce per chiudere in maniera ridicola una storia che sembrava promettere macabro divertimento a suon di freschi brividi senza pretese.
La frase: "C'è solo una via per entrare in questa vita, ma le porte della morte sono innumerevoli".
Francesco Lomuscio
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