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Ca$h
C’è poco da fare. Provare a riprodurre un genere è cosa difficile dove, oltre a grande perizia tecnica, è necessaria inventiva e creatività e, soprattutto, la capacità di reinterpretare in maniera innovativa qualcosa di già visto. In "Cash" il regista francese Eric Besnard ci prova proponendo un film su quel mondo sgusciante e privo di punti di riferimento come quello delle truffe, dei doppiogiochisti e degli imbroglioni artisti del raggiro. Il risultato è più che deludente. Nel raccontare la storia, ingarbugliata, nella quale si fatica a seguire i contorti risvolti, di un truffatore ("Cash", per l’appunto) che per vendetta organizza una mega truffa ai danni di chi qualche tempo prima gli aveva ucciso il fratello – truffatore anch’egli – ci si rifà a tutti i luoghi comuni del genere, scimmiottandoli però, senza, come detto, riuscire a donargli nuova linfa. Così risultano quasi patetici alcuni tic del protagonista (Jean Dujardin) tesi al tentativo di ricordare attori di ben altro carisma (Jean-Paul Belmondo su tutti), così come patetica e utopica ci è sembrata la scelta di affidare un ruolo così complesso e sfaccettato ad una Valeria Golino (con dei capelli a caschetto davvero improponibili) mai vista così a disagio ed in difficoltà. Anche la sceneggiatura lascia molto a desiderare. La ricerca del colpo di scena diventa l’ossessione dello scrittore (a proposito lo script è dello stesso regista, già sceneggiatore di "Babylon A.D."), tanto che tutte le pieghe della storia si chinano di fronte alla necessità di sorprendere a tutti i costi... ma se la sorpresa diventa consuetudine, il fatto "straordinario" perde tutta la sua carica ed il film, già non brillante per ritmo, scorre sempre più indifferente e privo di attrattiva. Ed è quello che succede in "Cash", opera depressa anche da una fotografia volutamente sottoesposta nelle scene di interni, probabilmente per tratteggiare oscuri profili psicologici, ma che rende solo più fastidiosa la visione. Un film deludente, che neanche la presenza di alcuni grandi interpeti come Jean Reno e Francois Berleand riesce a far emergere dalla mediocrità.
La frase: "Non c’è truffa senza un pollo".
Daniele Sesti
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