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Cargo 200
Il famoso regista russo Aleksej Balabànov dopo aver ritratto con "Mosca cieca" i famosi anni '90 dell'URSS, torna indietro nel tempo per descrivere gli anni bui della fine dell'era sovietica, con il film-messaggio "Cargo 200". E' una pellicola ispirata alle famose bare dei soldati russi uccisi in Afghanistan: Cargo. E' il 1984, alla vigilia della perestrojka, e in una povera provincia dell'URSS, improvvisamente le vite di diverse persone s'intrecciano, si sfiorano e s'allontanano, tutto avviene per caso, ma questo incontro modifica la vita di ognuno di loro. Tutti, infatti, si chiudono in se stessi, tentando di nascondere una verità compromettente per paura di perdere il posto di lavoro, oppure per taciti accordi fatti nel passato. Sullo sfondo di questa cittadina povera funestata dalla morte dei giovani soldati e "molestata" da coetanei furbi, un vecchio professore di ateismo scientifico, in viaggio per andare a trovare la madre anziana, si trova da solo nel buio della campagna a causa di un guasto alla macchina. E' costretto così a cercare aiuto nella casa di un ex-galeotto e inconsapevolmente è coinvolto in delitti e omicidi e a coprire e ad aiutare chi vuole nascondere la verità. E' un film di denuncia, in cui il regista rappresenta con un linguaggio crudo dagli accenti forti la violenza, la brutalità degli uomini sugli uomini [Homo homini lupus]. E' la violenza a dominare quel determinato periodo storico, agevolata dalla paura, che spinge tutti a restare in silenzio, non permettendo alla verità di venire alla luce. Lentamente la telecamera segue la vita dei diversi protagonisti, registrando tutto ciò che avviene prima e dopo il loro incontro. Tutto ha inizio una sera, quando la giovane figlia del Segretario del Comitato Regionale del Partito, incontra in discoteca il ragazzo della sua migliore amica, che prima di accompagnarla a casa la costringe ad una sosta in campagna per comprare della buona vodka. Ha inizio il terrore, la paura, cui si aggiunge un efferato omicidio, per cui è condannato un innocente. Nessuno racconta la verità, che potrebbe portare sulle tracce della ragazza e alla sua salvezza dal brutale carceriere. Tutto è ripreso con gran distacco dalla telecamera e come la vita, anche questo film è senza conclusione. I temi sono forti e scioccanti, mai superficiali, capaci di scatenare nello spettatore diverse reazioni, tanto è vero che una parte del pubblico ha lasciato le sale cinematografiche, mentre un'altra ha definito "Cargo 200" straordinario ed originale, il migliore degli ultimi venti anni. Gli estimatori del linguaggio esplosivo di Balabànov definiscono il miglior film della sua produzione, capace addirittura di vincere il premio nazionale "Nika" per altro già vinto dal regista nel 1998 con il film fiction "Uomini e mostri". L'undicesimo film del regista e sceneggiatore russo tratteggia un mondo capace di sconvolgere e terrorizzare, ma che non vuole essere né una condanna né un tributo a quel periodo. "Cargo 200" approda al Lido di Venezia dopo essere stato rifiutato al Festival di Cannes 2007 ed essere passato senza suscitare un vero interesse al Festival del cinema russo "Kinotavr" 2007. Sembra che Balabànov abbia scritto la sceneggiatura pensando di dare la parte di uno dei protagonisti ad Evghenij Mirònov, che dopo averla letta si sia rifiutato di recitarla così come l'altro attore contattato Serghej Makovètskij.
La frase: "Ti ho aperto la mia anima, anche se tu non ce l'hai".
Federica Di Bartolo
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