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Canicola
Giorni di canicola nella periferia di Vienna.
Tra le case squadrate, ordinate e pulite, quasi senz'anima e senza vegetazione, vive e si aggira una curiosa umanità gocciolante sudore e solitudine. In quel caldo infernale nonostante ci si metta in mutande o bikini la temperatura continua a salire, come anche l'aggressività. Sette personaggi mandano avanti la loro vita fatta di follia o mortificazione: il rappresentante di sistemi d'allarme Hruby, costretto ad indagare sugli atti di vandalismo ad alcune auto, trova la sua vittima in Anna, giovane eccentrica che passa il tempo chiedendo passaggi a chiunque, propinando in cambio classifiche sulle dieci malattie più frequenti o i supermercati più importanti; Walter ingegnere in pensione, maniacale controllore del peso degli alimenti o del lavoro della domestica che vuole celebrare la ricorrenza delle nozze d'oro ma non con la moglie, defunta da anni; una maestra non più nel fiore degli anni, mortificata dagli eccessi e violenze del giovane amante e di un amico di passaggio; per arrivare infine ad una coppia di separati in casa che vive in un pesante silenzio e vivo rancore l'uno per l'altra.
I personaggi di cui parla Ulrich Siedl, premiato alla Mostra del Cinema di Venezia di quest'anno con il Premio della Giuria, sembrano impantanati nella desolazione delle loro piccole esistenze, fatte di molti vizi e assai poche virtù. Un tripudio di corpi normali che si svestono senza vergogna in un triste tentativo di seduzione e sensualità. Da questa orgia privata e senza trucco, fatta di dentiere, pance flaccide e rughe profonde, tra villette a schiera, ipermercati e club di scambisti, tutti freddi ed impersonali, esce fuori un'umanità comune e fin troppo nota, profondamente misera ed infelice.
Il regista viennese utilizza attori non professionisti e riesce a scegliere tra quelli "di mestiere" i più naturali e istintivi, come solo la gente normale sa essere. Additato dal Direttore della Mostra Barbera, come "uno da tenere d'occhio", Siedl ha diviso la platea di critici e spettatori della Laguna. Il suo film non si dimentica, lo sia ama o lo si odia: la sua crudezza e la violenza trattenuta non può in alcun modo lasciare indifferenti.
Valeria Chiari
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