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Callas assoluta
Incarnare una leggenda impone l’imprigionamento in un ruolo. Sulla dicotomia tra la fama nell’Arte e il travaglio nel quotidiano si fonda “Callas assoluta”, dedicato alla cantante lirica. Documentarista da quasi 30 anni, soprattutto per ritratti di variegati personaggi - sue passioni dell’infanzia – Philippe Kohly ha girato questo lavoro in HD con riprese dei luoghi e dei costumi di scena supportate da fotografie, filmati, esibizioni e interviste d’epoca.
Prima un prologo, poi il racconto si fa cronologico mentre - per entrare nella personalità - ad accompagnarci è principalmente la voce della donna. Con un’infanzia difficile, per reazione Callas decide di diventare Diva. All’inizio è gavetta, fino alla casuale via alla notorietà. Cantante da tre ottave lavoratrice, meticolosa e perfezionista, Callas nel privato brucia di un’intensa e sofferta vita romantica, la stessa che ne determina anche le scelte professionali, tanto da farle interpretare 90 volte Norma. Ma lei si impone anche nel jet-set, e in quanto fenomeno pubblico paga caro il prezzo della popolarità. Scoppia così lo “scandalo di Roma”, quando interrompe a metà una rappresentazione perchè senza voce (la sera prima era stata fotografata in un night), e per i successivi 15 anni dovrà render conto dell’accaduto. A ciò si aggiungono altri clamori per drammatiche vicende personali, lamentele (vuole nuovi allestimenti, le cambiano i partner, non le fanno vedere in anticipo le scene), l’avvento di nuovi nemici quali la televisione e i ritmi serrati. In ultimo, il ritiro, i tentativi di insegnamento, una devastante sensazione (“sono completamente inutile”), l’isolamento e la morte a 53 anni per embolia. Il documentario - nonostante un quadro esauriente - è sbilanciato verso un impietoso scandaglio della dimensione umana rispetto alle ragioni del successo, cioè la bravura e lo stile. E stigmatizza un supposto facile oblìo, citando progetti di musei falliti e vendite all’asta di oggetti. Al contrario, sembra che il mito perduri: un Museo ad Atene, 120 biografie, altri due documentari, un film.
La frase: "Ci sono due ruoli che amo tanto: Traviata e Norma. In un certo senso le trovo speculari, perchè in modi diversi si sacrificano entrambi per amore".
Federico Raponi
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