Caldo grigio, caldo nero
Aggiudicatosi il David di Donatello per "Vincere" (2009) di Marco Bellocchio, lo scenografo Marco Dentici si pone dietro la camera di ripresa per cercare di ridare dignità alle comunità siciliane ferite dall’alluvione che il 1 Ottobre 2009 provocò trentuno vittime e sei dispersi a Giampilieri, nel comune di Messina.
Dedicato al padre, infatti, "Caldo grigio, caldo nero" sfrutta riprese effettuate con telecamere professionali, telefoni cellulari e videocamere amatoriali per ricordare sia l’effettiva gravità della tragedia, un cui forte segnale d’allarme già si manifestò il 25 Ottobre 2007, sia che l’unico argomento d’interesse mediatico finisce per essere l’abusivismo edilizio ogni volta che in Italia si verifica un fatto del genere.
Ma, tra filmati della disgrazia ed interviste alle persone addolorate e disperate del posto, vi sono anche immagini della trasmissione televisiva "Porta a porta" all’interno dei circa 69 minuti di visione in cui ascoltiamo, oltretutto, le dichiarazioni di diversi esponenti dell’universo politico tricolore; dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, passando per il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il Ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca e Raffaele Lombardo, Presidente della Regione Sicilia.
Perché, con l’amichevole partecipazione di volti noti dello spettacolo quali gli attori Nino Frassica, Maria Grazia Cucinotta e Ninni Bruschetta, finisce inevitabilmente per assumere le fattezze di ennesimo appello-denuncia su schermo il film di Dentici, atto a ribadire, ovviamente, che l’Italia è un paese i cui governi si popolano di personalità portate molto per le chiacchiere e poco per i fatti.
E siamo dinanzi ad un’operazione sicuramente più sincera e meno ipocrito-strumentalizzata delle guzzantate assortite alla "Draquila - L’Italia che trema" (2010) e simili, ma che, non priva di difetti riconducibili soprattutto alla pochezza di budget, risulta piuttosto amatoriale e, probabilmente, non troppo efficace nell’intento di sensibilizzazione. Tanto più che ci troviamo in una nazione in cui buona parte degli spettatori fa del menefreghismo una delle sue caratteristiche fondamentali.
La frase:
"In Italia, purtroppo, si vive sull’onda dell’emozione, poi, appena finisce di piovere, finisce anche l’allarme".
a cura di Francesco Lomuscio
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