Spectre
Il suo nome è Bond, James Bond, ed è tornato per concludere quanto iniziato ormai quattro film fa con “Casino Royale”, continuato in seguito con “Quantum of Solace” e “Skyfall”.
Le indagini del preferito di sua maestà interpretato dal sempre affascinante Daniel Craig lo portano in questo capitolo a delle sequenze davvero spettacolari e uniche, come già si capisce sin dal primissimo fotogramma di “Spectre”. Non è da tutti ritrovarsi a trascorrere “delle ferie arretrate” a Città del Messico nel Giorno dei Morti tra maschere spettacolari ed inquietanti. Bond dimostra subito di non aver perso con il passare dei film il talento del seduttore, ma il vero inizio adrenalinico è la sequenza in cui crolla mezzo albergo e col successivo combattimento senza esclusione di colpi in aeroplano. Nel film ce ne saranno ben tre e questa può essere una pecca per il regista Sam Mendes e gli sceneggiatori che non sono riusciti a variegare al meglio l’opera. Il piano sequenza iniziale vale da solo il prezzo del biglietto e ricorda in modo nostalgico Orson Welles (già celebrato alla Mostra di Venezia per i 100 anni dalla nascita).
“Spectre” è godibile e scorre in modo fluido per tutte le due ore e mezza senza mai risultare noioso, anche se in alcuni tratti un po’ ripetitivo. Nel 24esimo capitolo della saga sull’agente segreto più famoso del mondo si interrompe il cambiamento iniziato in “Skyfall” per tornare ai più classici cliché visti e rivisti, ma che non risultano eccessivamente fuori posto. L’azione nel film è sempre ritmata nel modo giusto e offre anche diversi spunti di humor inglese, misto a botte da orbi, corpo a corpo e proiettili volanti.
Le bond girl di Daniel Craig sono due bellezze eccezionali: alla lady Monica Bellucci fa da contraltare una sensuale e sexy Lea Seydoux. La vera bellezza però non è nelle loro curve, ma nelle stupende location scelte per questo film: Città del Messico, Londra, Austria e la “grande bellezza” di Roma. Gli inseguimenti sul Tevere e nelle strade deserte sono al limite dell’irrealistico e, forse, per questo ancora più spettacolari.
Questo 007 unisce tutti i tasselli del puzzle trovati nei primi tre capitolo della saga targata Daniel Craig portando a compimento il quadro intorno all’organizzazione Spectre. Bond si troverà ad indagare solo contro tutti, dato che il nuovo boss di M (interpretato da un Ralph Fiennes pienamente nella parte) lo ha indicato come il pericolo numero uno e vuole cancellare il programma 00.
La cosa peggiore in assoluto però è il ruolo di grande burattinaio che Sam Mendes ha cucito addosso al villain Christoph Waltz: quando hai uno degli attori contemporanei migliori del mondo e in grado di interpretare come nessuno un sociopatico non puoi ridurlo a colui che tira i fili. Waltz meritava ben altro palcoscenico dove stare in prima linea, ma il suo cattivo non è neanche paragonabile ai precedenti.
Un James Bond mai così umano e intimo, così lontano dal mitico agente visto nei capitoli pre Craig e per questo molto più contemporaneo. È un bene o un male? Spectre non è un grande film, ma è grande intrattenimento e il pubblico di main stream è quello che vuole maggiormente trovare nelle sale.
La colonna sonora è sempre da urlo con anche i motivetti più classici, ma il finale di questo “Spectre” ne ha poco di tradizione e potrebbe risultare molto originale per gli appassionati.
La frase:
"Sono stato io James l’artefice delle tue sofferenze".
a cura di Thomas Cardinali
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