Reality
Di considerazioni, rivisitazioni e critiche a proposito di Il Grande Fratello ne sono state fatte di ogni tipo da quando nel 2000 questo format televisivo olandese arrivò sui nostri schermi, dopo essere già sbarcato altrove (del resto un film come The Truman Show è del 1998).
L’ossessione per la vita altrui, il voyeurisimo, il significato della popolarità e la fama senza talento: in questo modo di fare tv si sono viste tante storture della nostra società capitalista, così tante che ormai è difficile dire qualcosa di nuovo. Ci prova in qualche modo Matteo Garrone con il suo ultimo film, intitolato Reality per l’appunto, già vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2012.
Un padre di famiglia napoletano molto estroverso, uno di quelli che movimenta le feste e riesce ad essere amico di tutti, si trova quasi suo malgrado a provare ad entrare nella celebre casa. Supera il primo provino, ma rimane dubbioso sull’esito del secondo test e questa ansia del non sapere l’esito unito al crescente desiderio di diventare popolare, finiscono con il devastare completamente la sua vita....
"Reality" è un film dai due volti. Il primo è eccezionale ed è racchiuso nella prima parte del film. La regia di Garrone è in grado di raccontare in maniera egregia sia la micro comunità partenopea che gira intorno alla famiglia protagonista che i più piccoli sentimenti e gesti che intercorrono tra i vari personaggi. Un’inquadratura dal basso, un abbraccio o uno sguardo del figlio, qualche piano sequenza (come quello iniziale): sono tanti i momenti che da soli meriterebbero un applauso per la sensibilità con cui sono girati. Purtroppo la seconda parte della pellicola, quella dell’ossessione e del grottesco sembra molto meno ispirata ed insiste su concetti ed illusioni che sanno di già visto e sentito. E così nonostante la bella interpretazione di Aniello Arena (attore che in realtà è un carcerato e che ha girato usufruendo di permessi speciali) e la regia sempre solida, anche se meno originale, di Garron,e nell’ultima mezz’ora, invece di uscire soddisfatti dal cinema, si ha la sensazione che si sia sprecata un’ottima occasione. Persino la lunga scena onirica finale, quella della Via Crucis, risulta ridondante nelle ambizione e nei significati, tanto da far pensare che non si sapesse come meglio chiudere il tutto. E così Reality finisce con il risultare il peggiore dei film realizzati finora da Garrone: non un brutto film, ma per le sue potenzialità senza dubbio un passo falso.
La frase:
"Un brano del Vangelo ci chiede di comprendere la differenza tra l’essere e l’apparire, tra il falso e il vero. A volte, per seguire l’apparire ci allontaniamo da noi stessi. Un nostro amico in difficoltà ci ha chiesto aiuto, di entrare a far parte della nostra comunità e noi lo aiuteremo.".
a cura di Andrea D'Addio
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