Benvenuti al Nord
"Benvenuti al sud" era un remake della riuscita commedia "Giù al nord" di Dany Boom, campione di incassi in Francia nel 2008. Nonostante il successo dall'altra parte delle Alpi non si pensò di fare un sequel, opportunità che noi non ci siamo lasciati sfuggire.
Ecco quindi "Benvenuti al Nord". La coppia di protagonisti è sempre la stessa, Bisio e Siani, solo che stavolta è il giovane postino Mattia Volpe a salire a Milano con tutti gli equivoci e il ribaltamento degli stereotipi del caso.
Il modo in cui la new entry Fabio Bonifacci ha lavorato alla sceneggiatura assieme allo stesso regista Luca Miniero, evita molti dei classici passaggi a vuoto dei sequel realizzati senz'anima che copiano semplicemente i punti forti del primo episodio cambiandone giusto il colore e i suoni. C'è una vera storia in "Benvenuti al Nord", quella dei due protagonisti alle prese con una parallela crisi sentimentale con le rispettive mogli, e solo intorno a questo filo narrativo questa si muove quel gioco dello "sfatare i luoghi comuni" che ogni spettatore si aspetta dal momento in cui si siede in sala. E così quel poco di comicità al contrario - dove c'era il caldo del meridione ora c'è la fredda ossessione per il lavoro del settentrione - riesce a far sorridere senza risultare un insieme di sketch da barzellette. Ciò non toglie che il film manchi di freschezza, tutto appaia piuttosto convenzionale e, per la natura stessa del nord - meno ricco di cliché e già al centro di tanti film sui meridionali che partono per il nord (l'ultimo in ordine di tempo ad averlo raccontato è Checco Zalone) – ci sono meno margini comici su cui lavorare.
Il pizzico di autoironia applicato dagli autori (testimone ne sono i titoli di cosa in cui si vedono Bisio e Siani leggere la sceneggiatura di un ipotetico Benvenuti ad Est) salva il salvabile, così come le interpretazioni di tutto il cast (come al solito si erge su tutti Angela Finocchiaro che, truccata, interpreta anche la suocera di Bisio), ma non raggiunge di certo i livelli di un episodio precedente che aveva comunque basato molta della sua fortuna sul fatto di aver copiato a grandi linee un prodotto già oliato come quello di Dany Boom (che qui si è comunque ritagliato comunque il ruolo di produttore esecutivo). Il "Volare" cantato da Emma Marrone a chiusura del film poteva esserci effettivamente risparmiato, ma in un film che punta ad unire i due capi dello Stivale, una canzone così simbolica della nostra italianità, può essere giustificata almeno da un punto di vista logico.
La frase:
- "Se tu mi lasci, mi butto giù dalla finestra"
- "E iettate!".
a cura di Andrea D'Addio
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