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Benur - Un gladiatore in affitto











Proprio come il kolossal interpretato nel 1959 da Charlton Heston, s’intitola "Ben Hur" la commedia teatrale di Gianni Clementi da cui, perdendo la "H", prende le mosse il secondo lungometraggio diretto dal Marcello Andrei che si aggiudicò diversi premi – tra cui quello della Settimana della Critica presso la sessantaduesima Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia – grazie alla sua opera d’esordio "Mater Natura".
Il centurione che ne è protagonista, però, con le fattezze di Nicola Pistoia, è Sergio, ex stuntman di Cinecittà che, residente in un appartamento alla periferia dell’odierna Roma insieme alla sorella Maria alias Elisabetta De Vito, vede la propria vita stravolgersi dal momento in cui arriva Milan, immigrato clandestino bielorusso che mette a lavorare, al suo posto, dinanzi al Colosseo.
Ed è Paolo Triestino a concedere anima e corpo a quest’ultimo, nel corso di circa un’ora e quaranta di visione che, a base di dialetto romano, riesce nell’impresa di strappare risate già a partire dall’incipit; complice anche il fatto che la donna svolga da casa l’attività di telefonista erotica.
Circa un’ora e quaranta di visione che, una volta tanto, non racconta di benestanti abitanti del centro storico o di borghesi famiglie parioline, focalizzandosi, al contrario, sulla classe operaia più disperata; cinematograficamente poco affrontata e spesso destinata ad essere rappresentata dai nuovi – ma anche vecchi – poveri nostrani, italiani o stranieri che siano.
Del resto, pur trattandosi di una commedia, non è certo un forte fondo di amarezza a risultare assente in mezzo al tanto divertimento che Andrei, supportato in particolar modo dall’eccellente trio di attori protagonisti, riesce a regalare tramite diverse situazioni e battute poste al momento giusto.
Mentre si arrivano a toccare perfino punte drammatiche e ciò che scorre sullo schermo, tenendo in considerazione anche sequenze come quella della fuga sulla biga, non sembra assumere altro che i connotati di una ottimamente ritmata favola moderna, ricca di speranza e caratterizzata da un certo retrogusto alla Sergio Citti.
Una favola moderna che, oltretutto, sembra possedere tutti gli elementi necessari per guadagnarsi lo status di gioiellino neorealista d’inizio XXI secolo.

La frase:
"Che idea che c’hai avuto, forza Milan!".

a cura di Francesco Lomuscio

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