Belzec
Il campo di sterminio di Belzec appartiene al novero dei cosiddetti campi dimenticati. Belzec, sulla linea ferroviaria che porta da Lublino a Leopoli, è stato in funzione principalmente tra il 1942 ed il 1943 e si stima che almeno 600.000 persone abbiano trovato la morte nelle sue camere a gas, anche se deve essere sottolineato che si tratta di una stima molto approssimativa e che probabilmente il numero delle vittime è di gran lunga superiore. Nel 1943, a seguito dell'imminente avanzata delle truppe sovietiche, le strutture di Belzec sono state smantellate ed i terreni su cui sorgeva sono stati trasformati in un campo, sul quale sono stati piantati persino dei pini.

Il documentario di Guillaume Moscovitz non vuole essere una ricostruzione della storia di Belzec, ma un analisi degli effetti, al giorno d'oggi, della memoria cancellata. Proprio per questo viene scelto un campo i cui confini non sono chiaramente identificabili ed il cui ricordo diretto sparisce con la morte di chi ha visto, seppur dal lontano, quel campo dell'orrore. Per questo l'indagine di Moscovitz viene condotta principalmente nei dintorni di Belzec. Viene intervistato chi aveva partecipato in modo coatto alla costruzione del campo, senza sapere la destinazione delle strutture che venivano erette. Viene intervistato chi preparava il pane per i prigionieri, e chi magari temendo per la propria vita e per quella dei propri cari aveva respinto degli ebrei perseguitati: dare ospitalità ad un ebreo fuggiasco era un atto punito con la morte durante l'occupazione nazista. E poi viene intervistata Braha, che a soli sette anni di età fu costretta a vivere in un minoscolo pertugio all'interno di una tomba, protetta da una pesante catasta di legname per un periodo superiore ai due anni. Ed ancora una parrucchiera saggia, che ama fare domande su quanto avvenuto a Belzec e che nonostante il pessimismo sulla natura umana riesce ancora ad augurarsi la pace e la fine dell'odio.

Dal 1997 al 2000 sono stati effettuati degli scavi archeologici per determinare meglio la struttura del campo in vista della costruzione di un monumento commemorativo. Sono state rivenute 31 fosse comuni, la più grande delle quali poteva forse contenere 100.000 vittime. Il luogo del campo di Belzec è a rischio, perché la sabbiosità del terreno ne sposta i confini continuamente. La conservazione del sito rende quanto meno auspicabile una stabilizzazione della situazione geologica ed una delimitazione dell'area, di questo enorme cimitero che una volta è stato uno dei luoghi della crudeltà dell'uomo, e che per questo non deve essere mai dimenticato.

La frase: "Anche da lontano, si poteva osservare tutto".

Mauro Corso

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