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Basic instinct 2
Dopo una brutta malattia (nel 2001 un'emorragia cerebrale l'ha portata ad un passo dalla morte), un travagliato divorzio, una polemica dichiarazione verso Hollywood ("Quando compi quarant'anni cominciano a "dimenticarti") e qualche apparizione in ruoli di secondo piano in diversi film ("Oscure presenze a Cold Creek", "Catwoman" e "Broken Flowers"), ecco che ritorna in grande stile Sharon Stone nel personaggio che la rese celebre a tutto il mondo: quello della conturbante scrittrice di gialli Catherine Trammell.
Che più che il bisogno di un sequel di una pellicola uscita ormai 14 anni fa e che nel tempo ha acquisito la nomea di film-cult, ci fosse la necessità di rilanciarsi per un attrice messa un po' ai margini è fuor di dubbio. Basic Instinct 2 ha avuto fin dalla sua ideazione problemi di finanziamenti e produzione, ai quali ha poi in parte risolto la stessa Stone.
Stavolta le vicende della diabolica Catherine si svolgono a Londra. Dopo un incidente automobilistico in cui muore il suo compagno, la donna dall'accavallamento di gambe più famoso del pianeta viene accusata di omicidio. Serve una perizia psichiatrica, ed ecco che arriva il bel dottor Glass (David Morrissey). Tra i due l'attrazione è istantanea, ma la reticenza di lui a lasciarsi andare con una probabile omicida, rende il gioco delle parti più vibrante. Altri omicidi poi continuano ad accadere...
Anticipato da rivelazioni che parlavano di ardite scene di sesso, depravazione e chi più ne ha più ne metta, Basic Instinct 2 è semplicemente un thriller con un paio di scene di nudo integrale.
Certo, per la quarantottenne Stone è una bella sfida (riuscita) quella di risultare ancora l'oggetto del desiderio per tutti gli uomini che l'osservano, ma il suo divismo non basta a tenere in piedi una sceneggiatura ricca di passaggi a vuoto e grotteschi personaggi. Dal dottor Glass al detective, passando per la dottoressa Gardosh (Charlotte Rampling) allo psichiatra tedesco, tutti sembrano usciti dalla fiera dell'ingenuità. Senza dubbio si volevano trasmettere le capacità manipolatrici del personaggio della Stone, ma la sensazione è che si tiri troppo la corda con l'intelligenza dello spettatore.
Il regista Michael Caton-Jones (Rob Roy, Colpevole di omicidio) riesce comunque a portare la narrazione fino alla fine con un minimo di suspance, firmando un film abbastanza anonimo, senza però arrivare (e le premesse sembravano proprio portare in quella direzione) al ridicolo che tanti progetti analoghi centrano normalmente in pieno.
La frase: "Non fare giochi con me".
Andrea D'Addio
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