Baran
Lateef (Hossein Abedini), un ragazzo iraniano, lavora in un cantiere per conto di Memar Mohammad Reza Naji), uomo gentile ma avaro. Un giorno viene a lavorare Rahmat (Zahra Bahrami), un giovane afgano figlio di uno degli operai caduto da un impalcatura. A causa dell'inettitudine del novello, Lafeet perde il posto di riservo nelle grazie di Memar e costretto a semplice operaio. Dopo le prime piccole vendette nei confronti di Rahmat, Lateef scopre che l'afgano non è altro che una ragazza. Per il giovane cambia ogni prospettiva, si innamora della nobiltà della fanciulla, costretta a nascondersi per la sua sessualità e allo stesso tempo della sua forza nell'affrontare un lavoro da uomini. Un giorno arrivano gli ispettori del lavoro per assicurarsi che non ci siano afgani nel cantiere, in quanto definiti illegali. Rahmat è costretta a scappare ed, in una corsa contro il tempo, Lateef riesce a salvarla affrontando di petto gli ispettori. Rahmat così scompare e a Lateef non resta che cercarla al paese natio...
Nel 1979 l'Afghanistan è stato occupato dai sovietici, per questa ragione molte famiglie sono dovute scappare cercando rifugio nei vicini paesi, diventando così illegali in Iran. "Baran" è un film di Majid Majidi sulla condizione degli afgani in Iran e sull'amore fra due giovani e gli ostacoli che dovranno superare. A differenza del suo collega Kiarostami Majidi sembra più abile e scorrevole nella rappresentazione cinematografica, mettendo da parte noiosi intellettualismi. La prima parte del suo film tutta nel cantiere dove lavora Lateef, è affascinate, fra macerie, muri in costruzione e bidoni che sprigionano fuoco. La scena in cui si svela la vera identità di Rahmat, in penombra, attraverso un vetro opaco, mentre si pettina i capelli è rarefatta, intensa. Forse l'ultima parte della pellicola diventa un poco troppo simbolica, imprigionando il racconto e racchiudendo così la sua forza. Ma oltre a questo Baran è una finestra aperta su un altro pianeta, a differenza della nostra cultura che, se non abbiamo la maglietta firmata Adidas o il profumino di Calvin Klein, neanche usciamo di casa, e nei nostri cinema andiamo ad ammirare film su coppie borghesi che si sfasciano per una Monica Bellucci pagata suon di milioni per posare nuda su Play Boy. Vedere la storia di un ragazzo, cui l'unica cosa che vuole è poter guardare per un paio di secondi la donna amata negli occhi senza che il mondo lo schiacci con il suo peso enorme, non dovrebbe che farci riflettere.

Marco Massaccesi

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