Shark
Sembra proprio che, complici i più o meno voluti sottotesti socio-politici, per il cinema dell’orrore il supermercato sia destinato a rappresentare spesso il giusto scenario in cui far avvenire la consueta mattanza di poveri malcapitati. Invaso dai morti viventi affamati di carne umana in "Zombi" (1978) di George A. Romero e assediato da sanguinari alieni nascosti dietro una fitta nebbia nel kinghiano "The mist" (2007) di Frank Darabont, nel lungometraggio Kimble Rendall – autore del dimenticato "Cut-Il tagliagole" – viene distrutto da uno tsunami proprio mentre è in corso una rapina con morto, per poi diventare il terreno di caccia di un famelico squalo bianco.
E, tra gli altri, sono lo Xavier Samuel di "Tre uomini e una pecora" (2011), la Sharni Vinson di "Step up 3D" (2010) e il Julian McMahon de "I Fantastici 4" (2005) a incarnare le potenziali vittime dell’ennesimo attacco attuato dalla natura nei confronti dell’umanità, rappresentata da una varietà di personaggi non del tutto positivi.
Non a caso, abbiamo sia banditi che l’immancabile, antipatica coppia proto-slasher di giovani impegnati a fare sesso in automobile, nel corso dell’oltre ora e mezza di pellicola che, al fine di sfruttare il sistema di visione tridimensionale, tra arti mozzati lanciati verso la macchina da presa e oggetti contundenti in rilievo, mostra anche nella sua interezza il famelico pescecane già a partire dal prologo.
Una scelta piuttosto inaccettabile, se consideriamo che – come il mitico "Lo squalo" (1975) di Steven Spielberg insegna – il vero segreto per rendere avvincente un prodotto di questo genere consiste nel rivelare le fattezze del mostro in questione soltanto quando si giunge alla sua metà o, addirittura, una volta superatala.
Eppure, forse grazie alla non disprezzabile prova sfoggiata dal cast, forse per merito di una sceneggiatura capace di miscelare a dovere attesa, azione ed effetti speciali, l’insieme, pur senza eccellere, riesce a funzionare nella giusta misura; manifestando i connotati di un robusto b-movie in grado di divertire lo spettatore regalandogli una discreta dose di brividi estivi a suon di minacciose fauci e corpi martoriati.
Del resto, a scriverlo, accanto all’esordiente John Kim, è lo stesso produttore esecutivo Russell Mulcahy, conosciuto in particolar modo per aver diretto "Highlander - L’ultimo immortale" (1986), ma che ebbe anche modo di dire la sua (e bene) in fatto di eco-vengeance (filone riguardante gli animali assassini) tramite il non malvagio "Razorback - Oltre l’urlo del demonio" (1984), incentrato su un gigantesco cinghiale inferocito.
La frase:
"Che ne dite di catturare lo squalo?".
a cura di Francesco Lomuscio
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