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Bad Company - Protocollo Praga
Un ibrido tra una "spy story", un "action movie" e una commedia di bassa lega, questo è "Bad Company" ultima fatica di Joel Schumacher ("Tigerland"), un regista che personalmente ho messo sul mio libro nero dopo che ha letteralmente distrutto l'uomo pipistrello con il suo inguardabile "Batman Forever". Questa volta, nel suo costante viaggio verso un'identità personale, adotta uno stile di ripresa con camera in movimento dall'alto ed un montaggio serrato alla "Tony Scott", ma con un gusto per le luci più "caldo", quasi rassicurante; il risultato è un prodotto che, anche in forza di una trama non certo innovativa, non coinvolge più di tanto.
A dispetto di dialoghi da dimenticare e di un'interpretazione di Hopkins all'insegna del minimalismo, le quasi due ore di film scorrono via senza annoiare, grazie a qualche scena spettacolare, al giusto numero di sparatorie e ad un Chris Rock in versione "mattatore".
L'agente della CIA Kevin Pope (Chris Rock / "Arma Letale 4") è infiltrato a Praga all'interno di un'organizzazione dedita alla vendita di armi provenienti dall'ex-URSS. Il suo compagno, l'agente Oaks (Anthony Hopkins / "Titus"), dovrà spacciarsi per un compratore interessato ad una testata atomica portatile che fa gola a molti terroristi, soprattutto a Dragan Adjanic (Matthew Marsh / "Spy Game") ed alla sua spietata organizzazione. Per impedire la vendita della bomba a quelli che crede essere suoi concorrenti, Dragan organizza un agguato in cui Kevin resta ucciso. A questo punto l'unica possibilità di chiudere l'affare risiede nel fratello gemello di Kevin, Jake (sempre Rock, ovviamente), che dovrebbe prenderne il posto all'insaputa dei terroristi.
Facile no? Peccato che Jake non sia un agente della CIA, anzi per dirla tutta è un dj perdigiorno che sbarca il lunario facendo il bagarino, che non ha il minimo senso della misura, ma soprattutto del dovere e che la sua unica "molla" siano i soldi, il tutto senza considerare la sua totale intolleranza per le regole.
La pellicola è stata costruita appositamente sul contrasto tra i due agenti: Rock ed Hopkins e sul loro modo di affrontare la vita; alla sconsiderata irruenza del primo, si contrappone la fredda calma del secondo, il tutto nell'ottica di creare gag più o meno divertenti. La netta divisione tra il periodo di addestramento e quello sul campo, ricalca la dicotomia tra la commedia ed il film d'azione. Questo grande polpettone, dove non manca la bellona di turno, il cattivo di prammatica ed un finale in puro stile USA, alla fine non convince più di tanto, restando uno dei tanti sottoprodotti hollywoodiani che attingono al bacino dello spionaggio (molto in voga in questo periodo).
Un ultima considerazione sui "temibili" terroristi: visto che ormai la cortina è caduta, gli islamici fanno ancora troppa paura per essere portati sullo schermo ed i cinesi è meglio non nominarli, rimangono, come di consueto, i soliti nostalgici esuli del vecchio regime (affetti da stupidità incurabile ed incapacità cronica) che si avvalgono del consueto stereotipo: "ora anche voi americani capirete cosa vuol dire avere dei morti in casa!". Penso di aver sentito questa frase almeno cinque volte nell'ultimo biennio; non si potrebbe trovare qualcosa di nuovo?
Curiosità: Hopkins e la Smith (l'agente Swanson) avevano già lavorato insieme ne "Il Silenzio degli Innocenti", dove lei era una delle vittime del maniaco.
La chicca: Chris Rock non sembra avere decisamente alcuna familiarità con il "Nokia Comunicator" che sponsorizza il film, infatti prima lo usa al contrario e poi risponde senza avere campo (come si nota dal display).
La frase: "Siete della CIA? Per cosa è, Coglioni In Azione?"
Indicazioni: Per quelli che hanno amato "Rush Hour".
Valerio Salvi
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