Babycall
La svedese classe 1979 Noomi Rapace abbiamo avuto modo di conoscerla – almeno dalle nostre parti – grazie alla trilogia Millennium, iniziata da Niels Arden Oplev con "Uomini che odiano le donne" e proseguita da Daniel Alfredson con "La ragazza che giocava con il fuoco" e "La regina dei castelli di carta", tutti del 2009.
Sotto la regia del norvegese Pål Sletaune, la troviamo nei panni di Anna, la quale, in fuga dal marito violento per proteggere il figlio di otto anni, si trasferisce con lui in un gigantesco edificio a un indirizzo segreto, dove, terrorizzata dall’idea che l’uomo possa trovarli, compra un babycall al fine di essere certa che il ragazzino sia al sicuro mentre dorme.
Quindi, giusto il tempo di fare conoscenza con i diversi personaggi, tra cui un individuo destinato a entrare nella vita della donna, che all’interno dello strumento cominciano a echeggiare grida improvvise e strani rumori che sembrano appartenere a un omicidio infantile; mentre anche un misterioso bambino comincia a fare la sua apparizione.
E, sicuramente, più di ogni altro elemento, è il magistrale sonoro a disturbare in maniera efficace l’animo dello spettatore, rapito dalla lenta ma altamente coinvolgente narrazione di uno spettacolo di celluloide che, classificabile non tanto nella categoria degli horror quanto in quella dei thriller psicologici, viene giocato di continuo tra realtà e immaginazione.
Uno spettacolo su celluloide che da un lato fa scattare nello spettatore la molla della curiosità nei confronti di cosa dovrà accadere ai protagonisti, dall’altro non sembra celare più di tanto le fattezze di storia per il grande schermo volta ad affrontare il delicato e vulnerabile rapporto tra genitori e figli, man mano che manifesta quanto l’amore possa essere la più pericolosa delle emozioni.
Con l’inquietudine quasi mai assente, fino a una rivelazione finale che, probabilmente non troppo originale e in parte tendente a confondere, non penalizza affatto circa 95 minuti di visione raccontati a dovere. Tanto da non scadere mai nella pericolosa morsa della noia.
La frase:
"Non devi avere paura. Te lo prometto".
a cura di Francesco Lomuscio
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