Attack the Block
Grazie all’improvvisa caduta di quello che sembrerebbe un meteorite, la Jodie Whittaker di "One day" (2011), nei panni dell’infermiera tirocinante Sam, riesce a fuggire dopo essere stata aggredita e derubata nottetempo da cinque giovani teppisti con i volti di John Boyega, Alex Esmail, Franz Drameh, Leeon Jones e Simon Howard.
Perché, senza perdere tempo, il primo lungometraggio cinematografico diretto dal londinese Joe Cornish – ovvero uno degli sceneggiatori dello spielberghiano "Le avventure di Tintin: il segreto dell’unicorno" (2011) – pone immediatamente in scena il quintetto alle prese con una misteriosa creatura dalle fattezze ominidi che, in realtà aliena, è solamente l’anticipatrice di un folto branco di extraterrestri in arrivo sulla Terra con intenzioni tutt’altro che pacifiche.
Extraterrestri che, caratterizzati da connotati che non troppo li fanno distaccare da quelli del mostruoso Fluffy visto in "Creepshow" (1982) di George A. Romero, rappresentano soltanto uno degli elementi capaci di conferire all’operazione il look di un fanta-horror per ragazzi tipicamente anni Ottanta.
Del resto, mentre troviamo in scena anche il Nick Frost che in fatto di straordinari incontri ravvicinati aveva già preso parte a "Paul" (2011) di Greg Mottola, se l’aria che si respira non sembra distaccarsi poi molto da quella dei lavori del Joe Dante in periodo "Gremlins" (1984), il poco raccomandabile quartiere d’ambientazione e i personaggi proto-blaxploitation richiamano in un certo senso alla memoria il quasi sconosciuto "Manhattan warriors" (1987) di Peter Manoogian, prodotto dalla defunta Empire pictures di Charles Band.
E non è da escludere che i b-movie sfornati dalla mitica factory del degno erede di Roger Corman possano rientrare tra le fonti d’ispirazione di questi ottantotto movimentati minuti di visione che, tra spacciatori di droga e forze dell’ordine spesso in agguato, non nascondono neppure troppo un messaggio di denuncia nei confronti dei mai tramontati pregiudizi dettati dal razzismo.
Con indispensabile dose di splatter, abbondante ma non fastidiosa ironia (soprattutto nei dialoghi) e qualche ingenuità testimoniata in particolar modo dalle reazioni inverosimili manifestate da diversi dei protagonisti. Ma, in maniera paradossale, è proprio questo distacco dai comportamenti reali a rendere spesso avvincente e convincente la fantasiosa celluloide di genere indirizzata agli under 18.
La frase:
"Secondo me il governo ha creato quei mostri per ammazzare i neri".
a cura di Francesco Lomuscio
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