ATM - Trappola mortale
Trattandosi di una sceneggiatura a firma del Chris Sparling che scrisse "Buried-Sepolto" (2010) di Rodrigo Cortés, interamente incentrato sulla drammatica condizione di un uomo seppellito vivo in una cassa di legno tre metri sottoterra, non poteva costruirsi altro che su un’unica circostanza dilatata a circa novanta minuti di visione il debutto registico di David Brooks.
Infatti, giusto il tempo di conoscere i giovani David e Corey, rispettivamente con i volti di Brian Geraghty e Josh Peck, e la loro collega di lavoro Emily alias Alice Eve, della quale il primo s’invaghisce, che, superata la festa di Natale aziendale, li troviamo tutti e tre bloccati nottetempo nella cabina di un bancomat, mentre un misterioso psicopatico incappucciato, dall’esterno, li tiene in trappola.
Quindi, un gioco del gatto e del topo orchestrato – come vuole la miglior tradizione dei b-movie e della produzione di genere al cardiopalma – in un campo d’azione ristretto, anche per quanto riguarda la fetta di terreno che circonda la "gabbia di vetro", conferendo non poco un certo senso di claustrofobia.
E, man mano che la temperatura invernale diviene sempre più fredda, si procede all’insegna dei diversi stratagemmi attuati dal folle nell’intenzione di portare lentamente alla morte i ragazzi, costretti anche ad assistere all’uccisione di chiunque tenti di aiutarli.
Fino all’epilogo – in un certo senso molto simile a quello dello splatterissimo "Intruder" (1988) di Scott Spiegel – di un’operazione che, pur non eccelsa, scorre via in maniera veloce senza annoiare mai lo spettatore, continuamente tenuto sulle spine in quanto sempre più desideroso di sapere quale destino sia riservato ai protagonisti.
Anche se l’aggiunta di un’altra tragica situazione avrebbe contribuito a migliorare ulteriormente il già apprezzabile insieme; dinanzi al quale, comunque, occorre sorvolare su alcune piccole pecche di script al fine di lasciarsi avvolgere in maniera efficace dalla tensione. Del resto, come anche Dario Argento ci ha insegnato attraverso i suoi migliori lavori, l’eccessiva ricerca della logica finisce per rappresentarne spesso un nemico.
La frase:
- "E’ scomparso di nuovo"
- "Non illuderti, è lì fuori".
a cura di Francesco Lomuscio
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