La frode
L'avidità sconfitta in casa. Il ritratto di un magnate di successo è già concentrato nelle prime scene, quando un Richard Gere più espressivo del solito arriva in ritardo per la festa dei propri 60 anni, che per importanza viene dopo la trattativa per la vendita della sua società. Prende al volo i regali per i nipoti che il domestico gli porge, entra nella sala da pranzo dove la parentela sta già cenando e dopo la torta corre dall'amante. Si destreggia alimentando due grandi menzogne, per nascondere un notevole buco di bilancio e la relazione extra-coniugale.
Famiglia cinematografica (del fratellastro Andrew in Italia era arrivato il perturbante “Una Storia americana”), lo sceneggiatore, produttore e regista - nonché autore del libro “Sfondare: in che modo hanno debuttato 20 registi” - Nicholas Jarecki è stato finora soprattutto un documentarista. Da lui sceneggiato e diretto, “La Frode” è un film indipendente dal buon cast, girato nella New York di Wall Street, uno dei principali palcoscenici delle Borse globali. Per risolvere un doppio caso in poche ore, con i tempi concitati tipici degli affari, il registro thriller si dipana lungo le direttrici delle incriminazioni che pendono sulla testa del protagonista per frode e omicidio colposo in un incidente automobilistico. Se drammaturgicamente lui non conosce alcuna evoluzione, il grosso è affidato ai personaggi che gli ruotano intorno. Nel mondo dominato dalla finanza tutti hanno un prezzo, perciò da una parte il figlio dell'autista - cresciuto ad Harlem, una pena scontata per droga e un debito di riconoscenza – eviterà di testimoniargli contro accettando comunque una ricompensa non richiesta. L'investigatore (un luciferino Tim Roth), mosso da rancore di classe contro i metodi criminali dei ricchi, cercherà di incastrarlo giocando anch'egli sporco nel fabbricare una falsa prova: pare l'uomo portato dalla Giustizia del Destino a far da contraltare, in una partita dove Bene e Male per certi versi si mescolano. Dall'altra, c'è una moglie consapevole (l'intensa Susan Sarandon), e capace di ricattare, come anche una figlia-erede cresciuta con il padre come modello filantropo che impara di colpo le spietate, disoneste leggi del denaro. La vera condanna, quindi, viene proprio dal fallimento della personale sfera affettiva.
La frase:
"Il mondo gira intorno a cinque lettere: s-o-l-d-i".
a cura di Federico Raponi
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