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Arance e martello







Roma, estate 2011. In una torrida giornata d’agosto un gruppo di militanti del circolo locale del PD cerca di raccogliere firme per far dimettere Berlusconi ma viene ignorato e coperto di insulti. Dopo la notizia dell’imminente chiusura del mercato rionale di San Giovanni, i commercianti, disperati, si rivolgeranno a loro per trovare un appoggio nella battaglia contro l’amministrazione.
Diego Bianchi, comico che da anni ironizza affettuosamente sulle politiche del Partito Democratico, esordisce ora nella regia di un lungometraggio, riprendendo i toni che caratterizzavano i suoi video della serie “Tolleranza Zoro”, grande successo su Youtube dal 2007.
Compone un film corale, densissimo di personaggi ipercaricaturali ispirati a tutte quelle figure che si incontrano passeggiando per le vie delle periferie (ma non solo) della Capitale: i mercanti urlanti, i vecchi che passano i pomeriggi al bar a commentare la vita che gli scorre davanti, i Bangla ovvero i “nuovi romani”, i nostalgici comunisti, i giovani di sinistra, i fascistelli e gli indecisi. In mezzo a questa folla si ritrova suo malgrado Diego, che con la sua videocamera insegue il sogno di documentare una giornata di pura follia, scandita da una trasmissione radiofonica di due pischelli che, dall’alto della loro finestra, vedono e riportano tutto.
Un’ora e quaranta di una comicità che è volutamente esagerata, che mira a ridere, con una visione forse un po’ disillusa, di tutto e i tutti. Diego Bianchi non teme il rischio di realizzare un minestrone e sfida il pericolo, arrivando a toccare i temi più disparati (fino all’arrivo di Giorgio Tirabassi nelle vesti dell’”infame” Alemanno), e riesce a divertire, sapendo dove e quando fermarsi per non precipitare in situazioni stonate o troppo sopra le righe. Non tutto è perfetto, comunque: tutti i personaggi, per quanto efficaci, restano troppo monodimensionali e la comicità a volte viene cercata utilizzando formule troppo usurate da qualsiasi cabaret romano con un gusto “de borgata”. Il meglio del film emerge quando la satira tocca direttamente la politica, chiamando in causa tutti i vecchi clichés riutilizzati con sapienza e frizzantezza.
Girato con uno stile dalle atmosfere casalinghe e amatoriali, “Arance e martello” è un godibile specchio deformante della vita quotidiana nelle strade di Roma e quindi, purtroppo, relegato a un pubblico geograficamente limitato.

La frase:
"Ma che davero te piace Berlusconi? Nun ce credo!".

a cura di Luca Renucci

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