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AquamanLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio19 dicembre 2018Voto: 7.0
La vita, come il mare, trova il modo di unire le persone?
Si comincia nel 1985 ad Amnesty Bay, nel Maine, dove il guardiano del faro Tom Curry alias Temuera Morrison incontra Atlanna, regale atlantidiana incarnata da Nicole Kidman e insieme alla quale diventa genitore dell’Arthur che, bambino, vediamo anche brevemente coinvolto in una gita presso un acquario di squali con i propri compagni di scuola.
L’Arthur metà umano e metà atlantideo che, una volta cresciuto, scopriamo possedere i connotati dell’imponente Jason Momoa di “Conan the barbarian” ed essere l’Aquaman creato da Mort Weisinger e Paul Norris, comparso per la prima volta nel 1941 all’interno della rivista antologica “More fun comics”. L’Aquaman che, già presente in “Justice League” e in una fugace apparizione in “Batman v Superman: Dawn of justice” di Zack Snyder, si trova a cercare di recuperare il Tridente Perduto di Atlan, secondo la leggenda forgiato nella sala delle armi del Regno dei Desertidi e che soltanto il re di Atlantide potrà impugnare. Un’impresa in cui viene supportato dalla Mera interpretata da Amber Heard, principessa del regno oceanico di Xebel, sullo sfondo di una Atlantide che tanto rispecchia nel look – con le dovute modifiche legate all’odierna concezione di blockbuster hollywoodiano – quella portata in scena da diverse fantapellicole del secolo scorso. Del resto, trovandosi dietro la macchina da presa il James Wan che ha iniziato la violenta saga thriller “Saw” e al quale dobbiamo i franchise horror “Insidious” e “The conjuring”, è facile pensare che sia uno sguardo rivolto alla celluloide d’intrattenimento dell’epoca analogica a caratterizzare le oltre due ore e venti di visione, già a cominciare dal momento con botte da orbi a bordo di un sottomarino, evidentemente memore del machismo reaganiano in fotogrammi. Quindi, man mano che fanno la loro entrata in scena Yahya Abdul-Mateen, Patrick Wilson, Willem Dafoe e un Dolph Lungren provvisto di barba e capelli rossi rispettivamente nei panni del vendicativo Black Manta, di Orm, attuale re di Atlantide, del consigliere al trono Vulko e di Nereus, sovrano della tribù atlantidiana ribelle Xebel, è chiaramente il respiro di un b-movie d’altri tempi confezionato, però, ricorrendo alle elaboratissime tecnologie d’inizio terzo millennio ad attraversare l’operazione. Un b-movie che fa dell’azione e della spettacolarità le sue parole d’ordine, rivelandosi non poco affascinante dal punto di vista visivo nell’inscenare, tra l’altro, una distruttiva escursione in Sicilia e uno scontro nel mezzo del mare in tempesta con i Trench, mostruose creature anfibie che sembrano quasi una rivisitazione in CGI di quelle protagoniste de “L’isola degli uomini pesce” di Sergio Martino. Tutte frenetiche situazioni al servizio di un insieme a tratti eccessivamente fracassone e leggermente tirato per le lunghe, ma che non manca di risultare classificabile, in ogni caso, tra i migliori e maggiormente coinvolgenti cinecomic di sempre... riconfermando oltretutto Wan come uno dei più dotati cineasti d’inizio XXI secolo, in grado di raggiungere lodevoli risultati nell’ambito di qualsiasi genere, che si tratti di ghost story, del settimo “Fast & furious” o, appunto, di un lungometraggio di supereroi. La frase dal film:
“È giunto il momento che Atlantide torni agli antichi fasti” I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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