Antenna
Non credo che si usi anche in Italia, ma in Giappone la pratica del sadomasochismo è usata come terapia. La teoria del film di Kumakiri Kazuyoshi si incentra proprio su questo: l'autolesionismo ed il dolore possono servire per superare dei traumi di cui non si sa la motivazione.
La storia è quella di una famiglia nella quale si sono verificate tre morti nello spazio di pochissimo tempo. Yuichiro (interpretato dal bravo Kase Ryo), deve tornare nella casa della madre per poterle stare vicino dopo che Yuya, suo fratello minore, in preda ad una sorta di crisi epilettica dice di sentire che la sorella è tornata. Marie, la sorella, è scomparsa in circostanze misteriose quindici anni prima. Da allora in quella casa "stregata" nessuno si dà pace: il fratello maggiore deve riuscire a ricordare quello che ha visto la sera in cui la sorella se ne è andata; la madre non sa darsi una ragione e si rivolge a Yuyo come se fosse Marie, provocando nel piccolo una forte crisi d'identità. Insomma non è certo un ritratto idilliaco.
L'antenna del titolo è come una specie di "luccicanza" King - Kubrickiana: l'elemento che permette ad alcune persone di mettersi in contatto con entità nascoste.
Ma più che il "traliccio" in sé, quello che importa è come arrivare ad acquisire questa capacità. Il percorso di Yuichiro è un percorso che tende alla conoscenza, anche se dolorosa, di un episodio che ha stravolto per sempre la vita della sua famiglia. Ma sarà capace di arrivare a quell'antenna di cui depositario è il fratello Yuya, che ai tempi dell'avvenimento non era neanche nato?
Ovviamente il film lascia presupporre che la conoscenza porti ad una vita sicuramente migliore. Il rivolgersi alla "regina" della pratica sadomasochistica è un modo estremo per punire sé stesso, che in qualche modo conosce ma non ricorda.
C'è dire che la tecnica del regista riesce molto bene a rendere un senso di angoscia che pervade tutto il film. Anche se in alcuni momenti il film appare un pò slegato (che c'entrava la ragazza che dice a Yuichiro di amarlo?), bisogna riconoscere che tutti i personaggi sono caratterizzati molto bene, anche quelli in secondo piano (il personaggio che si affida al medium). E non era facile districarsi tra un'atmosfera onirica ed una assolutamente carnale. Il film si svolge dentro questi due estremi. Il ragazzo deve annientare il suo corpo per poter risvegliare una parte oscura della sua mente. È una specie di spiritualità morbosa che esce fuori dal racconto, tant'è che "l'antro" di Naomi la regina (interpretata dalla brava Akemi Kobayashi) sembra quasi una chiesa.
Yuichiro deve distruggersi per poter tornare a sentire (anche fisicamente). E allora, sempre la stessa domanda: ma è la mente a regolare il corpo o il corpo a regolare la mente?
Renato Massaccesi
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