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AnomalisaLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Riccardo Favaro08 settembre 2015
Qualcosa di autentico, seppur animato. Qualcosa di animato, seppur reale, ma di una realismo davvero magico.
“Anomalisa” è la storia di Mr. Stones, mental-coach di professione, autore di successo di un libro sulla cura delle relazioni pubbliche che si reca a Cincinnati per una conferenza, e Lisa, una giovane e bruttina (anche per via di una cicatrice vicina all'occhio) operatrice di call center che alloggia nello stesso hotel dell'uomo, nonché sua grande estimatrice. “Anomalisa” è la storia di una relazione in controtendenza, di un incontro inaspettato, di un'epifania non annunciata. E' la storia di un uomo solo, di un self-made man inglese trapiantato negli Stati Uniti, di un prodotto di successo di un sistema alterato, di Mr. Stones e del suo disperato tentativo di trovare un piano di realtà soddisfacente per la propria vita. “Anomalisa” è una storia d'amore e di disperazione, la storia di un viaggio lungo un giorno, la storia di un amore puro solo per poche ore, la storia di una fuga mancata. Il film di Charlie Kaufman e Duke Johnson (opera d'animazione in stop-motion) ha una duplice, spiccata natura: è una rappresentazione di eccezionale intuito visionario e di manodopera d'autore, di leggera comicità e quell'acuta critica sociale (di cui è permeato il teatro statunitense della seconda metà del novecento) che fa i conti con la crisi identitaria e sentimentale di un individuo che boccheggia in un mare di monotonia, economia pressante e schemi di vita predefiniti e asfissianti. La relazione occasionale (di una sola notte che è quasi unitariamente il “tempo” del film) tra Mr. Stones e Lisa è un sorprendente calderone di sogni e delusioni, di sospiri ed orgasmi, di baci e malintesi, di una pura semplicità e di grande imbarazzo; è una galassia di emozioni elementari che però smuovono qualcosa nel protagonista (e nello spettatore), che riconducono a considerazioni prime sull'insofferenza dell'incomunicabilità, sull'assordante silenzio a cui si è costretti quando il mondo sembra parlare una lingua diversa dalla nostra (e se non diversa almeno “non autentica”). La semplicità con cui Kaufman riesce ad esplicitare questa strana forma di afasia emotiva è riassumibile nel trucco ad effetto delle voci delle donne che Stones sente, tutte doppiate da uomini ad eccezione del “miraggio” Lisa. Ma sono anche gli incubi, le visioni, le curatissime alterazioni della percezione dei personaggi a scandire tematicamente il film. Così la riflessione quasi esistenzialistica sul linguaggio si accompagna ad un'estetica d'animazione curatissima che porta la cifra stilistica su registri comici e drammatici senza alcuna difficoltà. “Anomalisa” è, come se servisse precisarlo, una vera anomalia, sia per la sua struttura d'insieme magistralmente personale (e in questo Kaufman conferma la propria fortissima struttura di pensiero), sia per l'agevolezza con cui supera le barriere dell'intrattenimento costringendo a riflessioni non banali sulla spersonalizzazione del nostro tempo, riflessioni aiutate anche dal monologo-conferenza finale di Stones (la sceneggiatura è ottima). Un vero gioiello che basta a sé, a cui non si può chiedere di più, le cui domande vanno accolte con la stessa spontaneità con cui vengono poste. Splendido. La frase dal film:
A volte non c'è nessuna lezione. E la morale è questa I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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