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Anaconda: alla ricerca dell'orchidea maledetta
Si, è un sequel.
Si, è un film "commerciale".
Si, è un film banale per intreccio e personaggi.
Si, "Anaconda: alla ricerca dell'orchidea maledetta" ha tutte queste caratteristiche, e nonostante tutto è un film che si lascia guardare con interesse.
La storia segue lo stesso canovaccio del precedente Anaconda (averlo visto non sarà assolutamente indispensabile per capire questo) nonché di tante altre recenti pellicole horror ambientate nella giungla: un gruppo di occidentali che si avventurano per ragioni impossibili (stavolta si cerca un'orchidea che darebbe la giovinezza eterna) in un ambiente di per sé ostile (il Borneo) sede oltretutto di uno o più mostri spaventosi (facile capire che qui si stia parlando di serpentoni giganti). Il gruppo proposto al massacro è composto, come al solito, da: uno sbruffone, un arrivista senza scrupoli pronto a tradire in nome del dio denaro, una bella e coraggiosa presenza femminile, un Rambo disilluso e pragmatico, più qualche altro sfigato personaggio cotto a puntino per esser portato a tavola dalle affamate belve di turno.
Insomma per non rimanere ancorati alle solite, "giuste" critiche mosse a questo genere di pellicole, non ci resta che saltare a piè pari questi "dettagli" e concentrarci sul vero intento del film, ovvero mettere qualche brivido allo spettatore di turno. E qui bisogna ammettere che lo scopo è spesso raggiunto grazie ad una giusta dose di effetti speciali (non guasta mai) e a qualche trovata registica interessante. Vale la pena ricordare a tal proposito la scena dell'inseguimento dell'anaconda con la scimmietta, momenti in cui ben si coniuga scelta narrativa e coinvolgimento emotivo. La suggestiva ambientazione tropicale contribuisce poi a creare il giusto senso d'impotenza che i personaggi si trovano a provare quando la natura non si piega all'intelletto, ambienti "civilmente" vergini dove i ruoli di preda e predatore non seguono le tradizionali direttive dell'uomo cacciatore.
Sia chiaro, come esposto sopra, il film ha dei limiti evidenti, ma chi ha apprezzato il precedente nonché le pellicole a lei simili, non rimarrà deluso.
La frase: "Ho così tanta fame che venderei mia nonna per una tictac".
Andrea D'Addio
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