A mia madre piacciono le donne
Scoprire che la propria madre è lesbica, è probabilmente una delle esperienze più difficili da accettare per delle figlie. Se poi la donna di cui la mamma si è innamorata è una giovane ragazza di Praga giunta in Spagna per perfezionare i propri studi di pianoforte che tra l'altro sono pagati dalla mammina... beh, la situazione è davvero dura da mandar giù. Questo è quello che le tre sorelle Elvira (Leonor Watling), Jimena (Maria Pujailte) e Sol (Silvia Abascal) vengono a scoprire al sessantesimo compleanno della madre Sofia (Rosa M. Sarda).
"A mia madre piacciono le donne" racconta dell'amore omosessuale di Sofia per Eliska ma, in fondo, questo è solo un pretesto. In realtà, il film parla di Elvira e del suo difficile rapporto con la famiglia (le sorelle, la madre, il padre divorziato), del suo faticoso ed insoddisfacente lavoro, del suo conflittuale ed infantile relazionarsi con gli uomini (gustatevi la scena del ristorante...). Il rapporto saffico della madre è una cartina di tornasole per la sua vita, troppo avviluppata in un bozzolo di convinzioni sbagliate tenuto insieme da un disastroso complesso di inferiorità che Elvira nutre nei confronti del mondo intero. Tutto ciò è reso superbamente dall'attrice Leonor Watling (nel 2001 lavora con Pedro Almodovar in "Parla con lei"). Capace di maschere drammatiche e di irresistibili attacchi di ansia, la Watling impreziosisce con la sua bravura il già buon copione delle registe e sceneggiatrici spagnole Ines Parìs e Daniela Fejerman. Una sceneggiatura che strizza l'occhio all'Almodovar (anche Rosa M. Sarda ha lavorato con Pedro in "Tutto su mia madre") più stravagante che drammatico e i cui dialoghi, realistici e concitati, ricordano il Woody Allen delle commedie sentimentali. Il film, la cui storia ha dei momenti davvero esilaranti, come la scena di sesso di Elvira con Miguel o la canzone che Sol dedica alla madre lesbica, scorre frizzante grazie anche a scelte stilistiche che movimentano l'azione come l'uso della camera a mano durante alcuni prolungati dialoghi. Alcune pecche il soggetto le mostra alla lunga, quando, in vista del traguardo, la storia sembra non riuscire a prendere un indirizzo preciso, terminando in un finale sbrigativo che forse avrebbe meritato una maggior ripensamento da parte delle autrici. Ma nel complesso il film convince e diverte senza mai eccedere nel fumettisco o nel grottesco, per merito anche di alcune citazioni colte come alcuni versi di Saffo che fa sempre piacere ascoltare.

Daniele Sesti

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