Alvin Superstar 3 - Si salvi chi può!
Magliettine di tre colori differenti e immancabili voci accelerate quando cantano, il trio musicale di Alvin e i Chipmuks, scoiattoli striati nati nel 1958 dalla fantasia di Ross Bagdasarian Sr, torna in azione nella terza pellicola live action, ancora una volta al fianco del giovane impresario Dave Seville alias Jason Lee, presente già a partire da "Alvin superstar", diretto nel 2007 da Tim Hill.
In questo caso, si comincia a bordo di una lussuosa nave da crociera, dove non mancano neppure le Chipettes, anime gemelle conosciute nel 2009 in "Alvin superstar 2" di Betty Thomas e insieme alle quali, però, finiscono presto su un’isola apparentemente deserta.
Apparentemente, perché, mentre ritroviamo in scena anche il viscido Ian, di nuovo con le fattezze di David Cross e questa volta incastrato in un grottesco costume da pellicano, non tarda a farsi viva la misteriosa Zoe interpretata da Jenny Slate, la quale, con un evidente, divertito riferimento a "Cast away" di Robert Zemeckis, ha trasformato una serie di palloni e pallette nei suoi unici compagni di sopravvivenza.
Del resto, come testimonia anche la sequenza in cui uno di questi ultimi rotola verso una delle piccole protagoniste rimandando in maniera evidente alle avventure di Indiana Jones, non è davvero un ironico citazionismo cinefilo a essere assente nel corso dei circa 87 minuti di visione, dispensatori perfino di Theodore alle prese con il bungee jumping e Simon impegnato ad accendere il fuoco tramite l’utilizzo dei propri occhiali.
Ma, con una colonna sonora comprendente rielaborazioni chipmunksiane di successi quali "Bad romance" di Lady Gaga e la sempreverde "Real wild child (Wild one)", Mike Mitchell – regista di "Sky high-Scuola di superpoteri" e "Shrek e vissero felici e contenti" – si trova a dirigere quello che, senza dubbio, rimane il capitolo meno riuscito della serie.
Complice in particolar modo la pochezza di idee originali (ma, soprattutto, di idee) su cui si costruisce lo script di Jonathan Aibel e Glenn Berger, talmente fiacco da conferire all’insieme connotati tutt’altro che distanti da quelli che caratterizzano molti sequel a basso costo concepiti direttamente per il mercato dell’home video.
Quindi, soltanto per spettatori molto piccoli... e altrettanto poco esigenti.
La frase:
"Mi chiamo superstar, Alvin superstar".
a cura di Francesco Lomuscio
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