Alta infedeltà
I fratelli Pino e Claudio Insegno portano sul grande schermo la pièce teatrale "Un marito per due" che li vede protagonisti già da qualche anno con discreto successo. Sebbene il titolo di questa pellicola sembri parafrasare quello del libro di Nick Hornby (Alta Fedeltà) e l’omonimo film da esso tratto, ne siamo abbastanza lontani per temi e atmosfere.

Filippo (Pino Insegno) è un donnaiolo, si trova nei guai quando la sua ultima conquista, Giuly (Justine Mattera), si trasferisce nella villetta di fronte a quella che lui divide con la moglie Magda (Marta Altinier). Chiede aiuto allo storico amico Giorgio (Claudio Insegno) che deve fingersi lui, dopo una serie di malintesi e incidenti di vario genere tutti i nodi verranno al pettine.

L’impianto della trama è effettivamente teatrale con una quasi unicità di luogo e di tempo, anche se il montaggio e la costruzione delle inquadrature cercano di farlo pesare al minimo.
Il film, come afferma lo stesso Claudio Insegno, tenta di riportare l’attenzione su un tipo di comicità che da tempo non si vedeva al cinema: la slapstick. Questo tipo di commedia è molto legato alla fisicità: personaggi che inciampano, schiacciati dietro una porta, malmenati per puro caso e via dicendo. Infatti, gli autori dicono di essersi ispirati alle grandi comiche di Stanlio e Ollio, ma anche all’intesa attoriale di Jack Lemmon e Walter Matthau.
Senza soffermarsi sul perché questo tipo di commedia sia scomparso o quasi dagli schermi, o se abbia subito una evoluzione, si può sicuramente encomiare l’intento degli autori e apprezzare i grandi maestri a cui si rifanno.
Purtroppo non si può dire che tale intento sia supportato da una reale rielaborazione del genere in chiave moderna: l’ossessiva ripetitività delle azioni e delle battute non generano sempre ilarità, per quanto il cast si avvalga di attori decisamente bravi e la regia sappia orchestrare al meglio i ritmi veloci del film, non si ride mai a crepapelle, anzi in alcuni momenti il film risulta piatto.
Se da un lato è un ritorno a una comicità più pulita, dall’altro si deve sottolineare che non è decisamente per tutti i palati.

La frase: "Era dai tempi di Love Story che non piangevo così".

Ilaria Ferri

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