Almanya - La mia famiglia va in Germania
Huseym Yilmaz ha una moglie e tre figli da mantenere, ma non è cosa facile nella Turchia degli anni ’60. Per caso, viene a sapere che in Almanya (in Germania) si cercano lavoratori; senza pensarci due volte, parte, e poco tempo dopo, porta con sé la sua famiglia. Dopo una vita di sacrifici, ha realizzato il sogno di comprare una casa nella sua terra d’origine, ma ci sono delle ristrutturazioni da fare: con l’occasione, porta con sé tutta la famiglia. Comincia, per la famiglia Yilmaz, un viaggio di scoperte e riscoperte nella terra delle loro origini, ma che di fatto non conoscono.
La sceneggiatrice e la regista sono entrambe di origine turca, ma nate in Germania: hanno voluto raccontare la storia delle loro famiglie emigrate; è la storia di uno scontro culturale fortissimo, un incontro non sempre facile. Le due autrici di questo film riescono a raccontare un fatto realmente accaduto, quindi con una consistenza storica, ma lo fanno come fosse una favola.
Il piccolo Cenk, ultimogenito (o quasi), è come un filtro per lo spettatore: a lui viene raccontata tutta la storia dei suoi nonni e della loro emigrazione in terra germanica. Attraverso il racconto della cugina Canan, il piccolo (e di conseguenza anche il pubblico)viene a conoscenza di tutta la storia della sua famiglia. Un racconto costruito attraverso interessanti inquadrature lunghe, una fotografia brillante e piacevole, ed una bellissima colonna sonora tipicamente turca. Un dato formale interessante è l’uso di filmati anni ‘70 (probabilmente amatoriali) di famiglie turche in viaggio verso la loro patria, per trascorrere una vacanza, proprio come i protagonisti.
Una pellicola davvero divertente, capace di fare dell’ironia intelligente sull’emigrazione e sulle difficoltà dell’incontro culturale tra Turchia e Germania. Un film che fa ridere, ma non pecca mai di superficialità.
Diversi elementi ricordano il bellissimo film di Dayton e Faris del 2006, "Little Miss Sunshine", un po’ per le immagini, un po' l’ironia.
"Almanya", procede su due strade (l’emigrazione della famiglia in Germania, e la "vacanza" della famiglia in Turchia) apparentemente parallele, che trovano un punto d’incontro nelle ultime inquadrature: un incrocio che solo il cinema e il suo linguaggio rendono possibile.
La frase:
"E’ solo un pezzo di carta, non ha mai voluto diventare tedesco!".
a cura di Fabiola Fortuna
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