Adaline - L'eterna giovinezza
In una fredda sera d’inverno del 1935 la sua vita sarebbe cambiata per sempre.
Possiede le fattezze della giovane Blake Lively nota per la serie televisiva “Gossip girl”, ma ha una figlia che presenta, invece, quelle della veterana Ellen Burstyn de “L’esorcista” (1973), in quanto, sebbene sia nata nel 1908, in seguito ad un violento incidente automobilistico la sua età sembra essersi fermata a ventinove anni, senza permetterle più di avanzare con l’età.
È Adaline Bowman, sorta di risposta femminile al mito di Dorian Gray e del suo ritratto, costretta ad attraversare i decenni del XX secolo troncando bruscamente ogni relazione sentimentale intrecciata, per far sì che nessuno venga a conoscenza del proprio segreto.
Risposta femminile che, al di là dell’idea di partenza, prende, però, le dovute distanze dal personaggio nato dalla penna di Oscar Wilde, ossessivamente alla ricerca della bellezza nel testo letterario ed esplicitamente libertino all’interno delle varie trasposizioni cinematografiche, perché risulta evidente l’intento da parte del regista Lee Toland Krieger – autore della commedia “Separati innamorati” (2012) – di costruire una vicenda soprannaturale ad alto tasso di romanticismo.
Vicenda che, su sceneggiatura di J. Mills Goodloe e Salvador Paskowitz, è una voce narrante (a tratti invadente) ad accompagnare; man mano che Ellis Jones alias Michiel Huisman entra nell’esistenza della protagonista, per la quale perde la testa, portandola perfino a conoscere i genitori William e Kathy, rispettivamente incarnati dagli efficaci Harrison Ford e Kathy Baker.
Ed è proprio l’entrata in scena di questi ultimi due a fornire gli elementi funzionali all’aumento del coinvolgimento da parte della storia, grazie ai retroscena di Adaline che corrono il rischio di venire allo scoperto, mettendo in discussione i rapporti tra i diversi personaggi e, di conseguenza, consentendo alla tensione di svolgere il suo indispensabile compito nel corso della narrazione.
Narrazione costruita nella giusta maniera su lenti ritmi e caratterizzata da un cupo tono generale; in modo da lasciar emergere il triste retrogusto necessario ad un intelligente, affascinante fanta-racconto per immagini capace di accarezzare il cuore e di comunicare allo spettatore che, per far sì che una storia d’amore non abbia fine e che si invecchi insieme, la sincerità è ciò di cui si ha bisogno.
La frase:
"Signora, qui c’è scritto che lei è nata nel 1908, quindi dovrebbe avere cinquantacinque anni".
a cura di Francesco Lomuscio
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