Act of Valor
Pronti a sacrificarsi per il proprio paese: ecco – nel testamento d'apertura di "Act of valor" - dove si misura la qualità di chi è al servizio della patria. Mike "Mouse" Mc Coy e Scott Waugh, della casa di produzione Bandito Brothers (qui al lungometraggio d'esordio), erano già autori di un breve documentario sui SWCC, squadra d'appoggio delle forze armate USA che trasporta e recupera sul campo i combattenti del corpo d'élite SEAL. Con ¡ quali fu attrazione reciproca, per cui i due vollero poi girare qualcosa di specifico su di loro, mentre il Comando Guerra Speciale della Marina Militare – che mirava anch'esso ad un film analogo, il primo nato da un progetto interno – affidò il compito proprio a quei registi, ritenendoli le persone giuste (soprattutto in qualità di ex "stuntman" per il cinema). E che si tratti di un'opera di propaganda per l'arruolamento è comunque dichiarato nella dedica finale "a tutti quelli che saranno chiamati a...".
Con un tale, decisivo presupposto, sotto il profilo formale il film muove da un episodio reale, assembla un cast di effettivi misti ad attori professionisti e spettacolarizza tecniche e potenza di fuoco dei SEAL utilizzando strumentazione d'avanguardia, partecipazione fisica (con relative soggettive dal respiro affannoso) e compiacimento virtuosistico (musica epica e ralenti), per un lavoro quasi integralmente d'azione che, dalla base di San Diego, si sposta in vari continenti. Riguardo invece ai contenuti, parla di soldati perlopiù di umile provenienza (chi faceva parte delle bande di Los Angeles, chi era impiegato in un market, chi è cresciuto nella miseria di una periferia urbana), facendo però sorgere il pensiero che, nella scelta di una nuova precarietà esistenziale ("se non sei disposto a lasciare tutto, hai già perso"), più degli ideali abbia potuto il miraggio di una paga alta. Infine, come in ogni guerra descritta da una sola parte, è netta la divisione tra "guardiani contro il terrore e la tirannia" e cattivi - dallo stereotipato, ridicolo aspetto inquietante e accento straniero - che cercano la strage altrui, ma trovano la propria. Senza prigionieri, neanche tra il pubblico meno sprovveduto.
La frase:
"L'unica cosa migliore di questa è essere padre".
a cura di Federico Raponi
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