ABC - Africa
La lunga guerra civile, ed il flagello dell'AIDS hanno annichilito l'Uganda, e hanno lasciato circa un milione e seicentomila bambini e adolescenti privi di uno o entrambi i genitori.
Su iniziativa dell'UWESO (Organizzazione delle Donne Ugandesi per Salvare gli Orfani) e su richiesta dell'IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) e del BSF (Fondo Belga per la Sopravvivenza) il regista iraniano Abbas Kiarostami viene incaricato di dar voce, attraverso la realizzazione di un lungometraggio, ai gravi problemi che attanagliano questo popolo. Il risultato di dieci giorni di riprese, è un film che tocca le corde più profonde dell'anima. "ABC Africa" non cede mai al pietismo, ai luoghi comuni, ai classici stereotipi che vedono l'Africa come una terra triste, piena di miseria e malattie. È una pellicola lieve, delicata, che non nasconde i forti disagi, ma che mette in mostra soprattutto la grande forza d'animo, il grande coraggio che queste popolazioni continuano ad avere nonostante le reali difficoltà in cui versano.
In Uganda gran parte della popolazione è cattolica: fattore deleterio che contribuisce al diffondersi dell'AIDS. La chiesa, bigotta, lontana dal capire realmente i problemi sociali, legata a stupidi dettami anacronistici, impedisce l'uso del profilattico, e continua a predicare il valore della verginità. La popolazione, spesso analfabeta, cerca di seguire le regole religiose, con la tragica conseguenza che, stando alle statistiche, nel 2002 ci saranno quasi due milioni di orfani e che gran parte della popolazione maschile muore fra i 15 ed i 40 anni.
Le riprese vengono effettuate sia con la cinepresa che con una telecamera digitale, che permette al regista di "appuntare" quasi come in un diario, quelle immagini, quelle sensazioni, quei suoni che nei dieci giorni di lavorazione più lo colpiscono. I volti che restano impressi non sono quelli tristi, che pure si intravedono, ma sono soprattutto quelli sorridenti: si vedono bambini intenti a giocare, a cantare, a ballare, a scrivere, a lavorare, poche volte si scorgono volti piangenti e tristi. Solo che sono volti di bambini che non hanno più i genitori, che spesso sono sieropositivi, che sono costretti a vivere di elemosina, stipati in dieci in una piccola stanza senza porte né finestre, eppure sorridono...
Teresa Lavanga
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