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8 donne e un mistero
Seducono, colpiscono, odiano e amano le otto donne di François Ozon. Dopo la morte di un padre in "Sitcom" e la scomparsa di un marito in "Sotto la sabbia", il giovane regista francese prosegue nella sua smania di 'eliminare' i protagonisti maschili dai propri film, sebbene in questo caso cambi decisamente registro affrontando la commedia musicale, e non solo. Va oltre infatti, supera i confini del genere e affonda a piene mani nei moti e modi dell'arte cinematografica, mescolando, stravolgendo, modificando.
Aggiunge un coté "Agatha Christie" nel mistero della morte dell'unico personaggio maschile (che peraltro si vede solo di spalle) e nell'occasione che questa fornisce per disvelare le personalità delle altre protagoniste belle, affascinanti e decisamente sagaci.
Ma Ozon si ispira anche ad Hitchcock e come il maestro del thriller padroneggia la scenografia dirigendola come se fosse uno degli attori. Non manca così la scala, elemento fondamentale per l'entrata in scena dei personaggi o per ridestare l'importanza dei vari ruoli vis à vis della storia, mentre lo svilupparsi dell'indagine ricorda lo straordinario "Nodo alla gola".
Ma Ozon, dicevamo, va oltre, affonda le radici nella storia del cinema e gusta con compassata voracità ogni genere e ogni stile. È difficile quindi parlare di commedia, di indagine poliziesca o di dramma, e sebbene tutto sembri inesorabilmente mescolato non diventa mai un minestrone senza sapore. Al contrario, François Ozon resta François Ozon, e i suoi dialoghi sono come sempre l'evoluzione di un arte sopraffina: raccontano la storia e arrivano alla soluzione del mistero e al tempo stesso con sottile e ironico giubilo le otto donne si scambiano battute maligne, quando non veri e propri insulti, quasi un perverso divertissement del regista ad affidare questi improperi proprio alle "rivali" del cinema d'oltralpe. Una sceneggiatura ricca di intesi e sottintesi che non nasconde l'omaggio al cinema francese - ai suoi film, ai suoi autori e anche ai suoi attori - utilizzando indimenticabili frasi di indimenticabili capolavori di François Truffaut, ('Averti accanto a me è una gioia e una sofferenza') o giocando con altrettanto espliciti riferimenti a "La pianista" o alla "Dama delle camelie" interpretati da Isabelle Huppert. Il tutto in una trama ingegnosamente semplice: otto donne di diversa classe sociale ed età si ritrovano chiuse in una villa. Due sorelle (Isabelle Huppert e Catherine Deneuve); due figlie (Virginie Ledoyen e Ludivine Seigner); una matriarca (Danielle Darrieux) una cognata (Fanny Ardant) e due cameriere (Emmanuelle Béart e Firmine Richard). Una di loro ha ucciso il padrone di casa, con un pugnale conficcato nella schiena.
Sebbene Ozon trasformi tutte queste star in otto vipere micidiali, ne esalta al tempo stesso bellezza e bravura, mitizzandole in altrettante eroine antiche e moderne, capaci persino di ballare e, senza batter ciglio, cantare i grandi successi della musica francese d'ogni tempo - e quindi senza tempo -, da "Pour ne pas vivre seule" di Dalida a "Toi, jamais" di Sylvie Vartan.
Ed è un vero trionfo: di colori, di musica, di recitazione.
Valeria Chiari
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