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3 Days to Kill











Cosa fareste se vi dicessero che vi rimangono solo pochi mesi di vita? Come spendereste il tempo che vi rimane? Questa è la decisione che deve prendere il protagonista di “3 Days to Kill”, film d’azione diretto da McG (nel suo curriculum i due “Charlie's Angels” e i recenti “Terminator Salvation“ e “Una spia non basta”) e scritto da Luc Besson, già autore di film come “Léon “, “Nikita” e “The Transporter”. E sono proprio questi i titoli che maggiormente ci vengono alla mente vedendo “3 Days to Kill”, che ripropone sul grande schermo situazioni irreali, azione mista a umorismo. Azione di cui il protagonista assoluto è un Kevin Costner in grande forma, che si porta splendidamente i suoi cinquantanove anni e regge benissimo per tutti i centodiciassette minuti della pellicola.
Costner veste i panni di Ethan Renner, un ottimo e letale agente della CIA a cui viene diagnosticato un cancro che gli lascia solo pochi mesi di vita. Congedato dall’agenzia per i suoi problemi di salute, decide di recarsi a Parigi per salvare il rapporto con la figlia Zooey, impersonata dalla bravissima Hailee Steinfeld, e la moglie Christine (Connie Nielsen), che non vede da cinque anni. Ma la speranza di poter passare più tempo con loro arriva grazie alla femme fatale interpretata da Amber Heard, l’agente Vivi Delay, camaleontica quanto spietata e implacabile. La donna, infatti, propone a Ethan un accordo: lui deve trovare e uccidere un criminale conosciuto come il “Lupo” e lei in cambio gli darà una cura sperimentale che dovrebbe essere in grado di aumentare la sua aspettativa di vita. Chi non accetterebbe?
Da quel momento inizia per Ethan la fase più difficile: gestirsi tra la pericolosa missione affidatagli e ricucire il rapporto con la figlia adolescente, un po’ ribelle e decisamente arrabbiata con il padre che l’ha abbandonata.
Se si sospendono alcune considerazioni sulla labilità della sceneggiatura, che non brilla certo per originalità, e sulla irrealtà di alcune situazioni, la pellicola del regista americano ci permette di passare due ore di divertimento e spensieratezza, regalandoci anche qualche risata grazie ad alcune scene surreali, come quella della telefonata sui segreti del sugo italiano durante un interrogatorio/tortura nel bagno dell’appartamento di Ethan, e all’autoironia di cui è impregnato tutto il film e che accompagna sempre anche il protagonista, impegnato in un percorso che lo porta a riconsiderare quali sono le cose veramente importanti nella vita di un uomo non abituato a eseguire gli ordini ciecamente, ma anzi propenso a fare domande scomode.

La frase:
"La domanda è: uccidere o morire?".

a cura di Redazione FilmUP.com

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