1921- Il Mistero di Rookford
Florence Cathcart è una scrittrice che si occupa di spiritismo. Il suo compito è quello di smascherare le teorie sul sovrannaturale rivelando i trucchi e gli inganni grazie ai quali molti ciarlatani truffano coloro che cercano conforto nello spiritismo. Siamo, infatti, nel 1921, alla fine del primo conflitto mondiale, e molti sono coloro che hanno perso qualcuno nella grande guerra; anche Florence è tormentata dalla morte del suo fidanzato.
Con queste premesse, e miscellanea di tematiche, si avvia il film diretto, e scritto assieme a Stephen Volk, da Nick Murphy. Il regista inglese, con un passato da documentarista e con diverse produzioni televisive, punta la sua attenzione sul personaggio di Florence facendo ruotare attorno a lei tutte le vicende che si raccontano e facendo interagire con Florence i personaggi della storia. In effetti, la protagonista è presente in tutti i momenti cruciali del film, quasi fossimo di fronte ad una vera e propria soggettiva. Nel dipanare la storia, Murphy utilizza gli stilemi, sia estetici sia narrativi classici del genere mistery. La storia ci svela a poco a poco le verità fino allora sepolte rivelandoci i perché di determinati comportamenti e le storie che stanno dietro ai personaggi. Le scene sono fotografate stemperando i toni forti, enfatizzando la sensazione di vecchia fotografia del passato. Il tutto sorretto da una buona sceneggiatura nella quale è ben chiaro l’obiettivo che ci porterà da un finale aperto a qualsiasi soluzione grazie anche ad un logico lavoro di montaggio. Il film, dunque, regge abbastanza bene anche se nell’ultima parte gli eventi si affastellano perdendo un po’ di coerenza anche per l’urgenza di chiudere una storia che aveva forse aperto troppi fronti narrativi. Discreto il cast di attori che oltre alla protagonista interpretata da Rebecca Hall ("The Prestige", candidata al Golden Globe per "Vicky Cristina Barcellona") vede la presenza di Dominic West e soprattutto di una grande attrice inglese come Imelda Staunton.
In definitiva, un buon mistery, con atmosfere tanto rarefatte quanto inquietanti.
La frase:
"E’ quello il buio più nero. Quando ci sforziamo di non aprire gli occhi".
a cura di Daniele Sesti
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