Yôkai daisensô
Takashi Miike è probabilmente uno dei registi più incoerenti dell'attuale Cinema Giapponese, capace di passare da un violentissimo splatter come "Izo", a questo Yokai daisenso, una favola che guarda direttamente allo Studio Ghibli e a Hayao Miyazaki.

Ma cominciamo con lo spiegare il titolo: Un Yokai è uno spirito che viene dal folklore e dalle leggende giapponesi. Sono creature immaginifiche, che un fanatico di Manga o cartoni giapponesi riconoscerà con piacere per tutta la durata dell'opera.
Daisenso è invece una guerra, perché chiaramente, in ogni folklore o leggenda locale, gli spiriti si suddividono in buoni e cattivi: in questo senso, Yokai daisenso è ancora una volta la lotta tra bene e male.
Il primo impatto è chiaramente a livello figurativo, nell'ammirare la rappresentazione in scena di queste creature magiche, di una ricchezza visiva che non può non ricordare quel grande Hayao Miyazaki, che grazie a Miike sembrerebbe essere diventato completamente in carne ed ossa.
Abbiamo quello scatenamento della fantasia proprio come "La città incantata", una sfilata di mostri, spiriti, animali parlanti usciti da una mente che possiede una creatività non indifferente.
Gli effetti speciali sono volutamente grezzi, ed è ancora una volta rimando a Miyazaki, non solo per darci quel fascino per l'artigianale, ma anche per utilizzare il meno possibile gli effetti a computer (ovvero l'anti-fisicità, la falsità).

Eppure qualcosa ci inquieta in questo film. Un qualcosa che rende la mente di Miike contemporaneamente perversa, sporca, e geniale: è quell'erotismo impresso nell'opera, così inimmaginabile per un film teoricamente per bambini come questo.
Ricordiamo per esempio quella scena con protagonista la Principessa del fiume, quando le scende una lacrima che le entra nella vagina, provocandole poi un fenomeno che sta tra orgasmo e trip mentale.
E poi, le inquadrature sul bambino, così impresse nella sua fisicità erotica, quasi una propaganda (pericolosamente) pedofila.
Probabilmente è anche la cultura giapponese, sicuramente molta più abituata di noi nell'approccio con l'erotismo (basta leggere i manga), ma è senz'altro qualcosa che (dis)turba, come una mente (malata?) possa partorire un'opera così ricca di immagini Miyazakiane, ma nel contempo stesso darci quella perversità celata.
E il sottoscritto può giurare di aver visto nel film un pene gigante che camminava insieme agli altri spiriti.
Ma questo, chiaramente, non fa che rendere Yokai daisenso un film interessante, sicuramente da studiare fino al minimo dettaglio per capire fino in fondo il progetto reale di Miike: Film fantasy per bambini, o Film erotico celato sotto l'occhio di un bambino?

La frase: "Chi butta via il suo passato non ha futuro".

Pierre Hombrebueno

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