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XXY
Il segreto di Alex è uno di quelli difficili da rivelare. Magra ragazzina dai grandi occhioni bruni, Alex, nasconde sotto le travi dell'impiantito di una casa in riva al mare l'inconfessabile verità di una sessualità ambigua e proprio per questo oggetto di morbosa quanto maligna curiosità.
Siamo sulle coste dell'Uruguay, di fronte ad un mare grigio azzurro spesso battuto da violente piogge. Sulla spiaggia si sta con lunghi maglioni ed il sole solo raramente concede di scoprirsi ai suoi raggi. L'esordiente regista argentina Lucia Puenzo sceglie questo paesaggio che induce più alla riflessione che alla spensierata vacanza per mettere in scena un dramma personale difficile da raccontare senza rischiare di sfociare in squallido pruriginoso voyeurismo. La Puenzo descrivendo il drammatico evolversi degli eventi, scegliendo gli sguardi alle parole, celandosi dietro un misurato pudore, riesce nel tentativo di mostrarci senza esibire, di spiegare senza scandalizzare. E' un'operazione intellettuale difficoltosa che ha successo grazie soprattutto ala poesia intrinseca in alcune scene, in alcuni lunghi dolorosi silenzi. Poco concede al ludibrio estetico, primi piani ossessivi, luce ora stemperata ora segnata dalle lunghe ombre di ventosi tramonti, musica che scandisce momenti di intensa partecipazione, tutti elementi per un film che sempre mantiene aperte domande alle quali non è facile fornire risposte. "XXY" sin dall'inizio pone interrogativi ai quali rispondere non può non essere una personalissima esperienza e nei confronti dei quali tutti i personaggi interessati si rapportano non senza una misurata dose di dolore. Ma, a suo modo ed in un'ottica del tutto particolare, "XXY" è anche un film adolescenziale dove la scoperta della sessualità non è rappresentata, grazie al cielo, da una torta da stuprare ma dalla faticosa consapevolezza della ricerca del vero se stesso. Film, dunque, di difficile digestione, in alcuni passaggi appesantito da un disarmante nichilismo, che brilla soprattutto per la maturità con la quale vengono costruiti i personaggi e le interrelazioni che tra loro occorrono.
Vincitore del Gran Premio della Giuria e miglior film della Settimana della Critica a Cannes 2007, vede tra i suoi attori un ben congegnato stuolo di interpreti che affrontano i loro ruoli drammatici senza mai cedere alle tentazioni di un inutile istrionismo ed improntando la loro cifra verso un realismo più pragmatico e tutto sommato più accettabile.
La frase:
- "Cosa stai facendo?
- "Mi prendo cura di te".
Daniele Sesti
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