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Workers - Pronti a tutto











L’Alessandro Tiberi del dittico "Immaturi" è un giovane adulto che vive alla giornata e che, dinanzi alla minaccia di sfratto, accetta di fare da badante a un invalido Francesco Pannofino che si rivela volgare, strafottente, giocatore di poker incallito e vizioso. Dario Bandiera, invece, come di consueto alla ricerca di donne da sedurre, lavora in un allevamento di tori in qualità di prelevatore di campioni genetici di esemplari da riproduzione, ma si spaccia per chirurgo quando scopre che Daniela Virgilio, commessa in un negozio del centro che desidera conquistare, ha un debole per la categoria dei medici.
Nicole Grimaudo, infine, truccatrice che ha sempre sognato di lavorare nel cinema, non solo si ritrova a dover truccare cadaveri in un’agenzia di pompe funebri gestita da Luis Molteni, ma, dal momento in cui Paolo Briguglia nota in lei l’incredibile somiglianza con la moglie appena scomparsa, si vede anche costretta a impersonare la donna al cospetto del padre di lui Nino Frassica, super latitante mafioso.
Sono le tre storie che i televisivi Alessandro Bianchi e Michelangelo Pulci, qui nei panni dei due proprietari dell’agenzia interinale "Workers", raccontano nel corso dei circa 105 minuti di visione che costituiscono il secondo lungometraggio – se escludiamo il collettivo "500!" (2001) – diretto dal ligure classe 1973 Lorenzo Vignolo, autore di quel “Tutti all’attacco” (2005) che si propose quale divertente ed originale variante dello stracult banfiano "L’allenatore nel pallone" (1984).
Tre storie nate da un’idea del veterano produttore Galliano Juso ("W la foca" e "Squadra antiscippo" nella lunga filmografia) e che puntano a mettere in scena le disavventure tragicomiche di una serie di disoccupati obbligati ad accettare quelli che, di certo, non erano i mestieri da sempre sognati.
Disavventure tragicomiche che individuano il loro momento migliore nell’impossibile rapporto tra Tiberi e un tanto diabolico quanto funzionale Pannofino, per poi rischiare di cadere nella morsa della fiacchezza nel corso del segmento riguardante la coppia Bandiera-Virgilio, interpretato anche dal bravo Andrea Bruschi e caratterizzato da un risvolto romantico.
Ma, fortunatamente, complice la riuscita dell’episodio conclusivo, l’insieme, che arriva più volte a toccare anche i toni della commedia nera e invita in maniera evidente alla riflessione, risulta nel complesso gradevole e costruito su uno script – a firma dello Stefano Sardo de "La doppia ora" (2009) – dispensatore di buone trovate e di un non banale intreccio.
Riconfermando, inoltre, quel tocco in più (internazionale?) che Vignolo – come già dimostrato tramite la succitata pellicola calcistica con Massimo Ceccherini – possiede rispetto a tanti altri cineasti italiani a lui contemporanei.

La frase:
"Bisogna pur lavorare".

a cura di Francesco Lomuscio

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