Whiplash
Andrew (Miles Teller) é un brillante studente di batteria con una grande passione per il jazz e il sogno di diventare il più grande batterista di sempre.
Nel corso del primo anno presso il più celebre conservatorio di New York, Andrew viene adocchiato da Terence Fletcher (J.K.Simmons), rigidissimo insegnante che nonostante lo stupore del ragazzo, lo selenziona per la propria orchestra.
L’eccitazione di Andrew si trasforma presto in un misto di determinazione e stress per via dei proibitivi standard richiesti dall’insegnante. Man mano che i mesi trascorrono il ragazzo sviluppa un rapporto sempre più morboso col suo insegnante, sempre pronto a spiazzarlo per stimolarlo, che porterà Andrew ad allontanare tutto ciò che non riguardi la musica dalla sua vita.
Nominato a cinque premi Oscar (miglior film, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio e miglior sonoro) e vincitore di un Golden globe (come miglior attore non protagonista per J.K.Simmons), “Whiplash” è davvero un gioiellino. Gran parte del merito è dovuto all’intensa interpretazione dei due protagonisti e se Miles Teller, dopo un inizio timido, rende in maniera toccante la genialità, la nevrosi e il costo (sia fisico che mentale) che la musica richiede in cambio della gloria, il personaggio di Terence Fletcher è invece reso in maniera epica e toccante da un clamoroso J.K. Simmons sin dalla sua prima battuta e fino all’ultima scena del film.
L’alchimia tra i due attori, che reggono sostanzialmente da soli l’intera pellicola, è palese e lo spettatore capisce di assistere a qualcosa di raro e speciale: una perfetta simbiosi tra i due protagonisti che si mettono al servizio l’uno dell’altro. Maestoso anche il montaggio che contribuisce in maniera sensibile a rendere la nevrosi e le sfaccettature di questa storia. I primi piani e i dettagli sulle mani insanguinate, aiutano a capire quanto costanza sia necessaria al genio per sublimarsi in un artista di livello. La colonna sonora porterà in estasi gli amanti del jazz con melodie frizzanti e intense e percussioni ai limiti della resistenza umana.
Il film nasce originariamente come un corto, convertito successivamente in lungometraggio dopo il grande successo ottenuto e segna l'esordio alla regia di Damien Chazelle (che firma anche la sceneggiatura) che si rende protagonista di una regia sapiente, mai sopra le righe, al servizio degli attori e della musica.
Il merito principale di questo film non è tanto quello di creare empatia col suo protagonista che anzi a volte compie scelte che lo spettatore potrebbe non condividere ma bensì quello di far entrare lo spettatore nella mente e nello spirito del protagonista così da capirne la frustrazione, la bramosia nella ricerca del successo (anche dopo la morte) e la sua assoluta testardaggine nel non arrendersi; il tutto colorato da un’assoluta incapacità di sviluppare un lato umano ed affettivo al di fuori della musica. Poesia e spietatezza, questo è Andrew incapace di vivere eppure capace di regalare emozioni uniche una volta sedutosi dinnanzi alla sua batteria.
La frase:
"Al mondo due sono le parole più pericolose: bel lavoro".
a cura di Jacopo Landi
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