Videocracy - Basta apparire
Documentario tutto di casa nostra questo Videocracy che ci porta nel dietro le quinte del mondo dello Star System nostrano. Partendo da un giovane di provincia che aspira a diventare uno strano mix tra Ricky Martin e Van Damme, nuova forma di showman di successo, si passa attraverso personaggi come Lele Mora e Fabrizio Corona, che spiegano le motivazioni dietro il loro lavoro...
Ritmo incalzante per un’inchiesta che odora molto di denuncia politica, ma che finisce miseramente per somigliare a un enorme spot pubblicitario. Per chi? Ma naturalmente per Lele Mora stesso, come se ce ne avesse bisogno, e per il "nostro" Fabrizio Corona, che trova il tempo di mostrarsi nudo e rimpolpare un po' la fama di dannato della televisione.
Nient'altro.
Sì, nient'altro. Il film di Erik Gandini è critico nei confronti della nostra televisione e del governo Berlusconi, ma solo in superficie. Tutto Videocracy è un colpo sparato a salve. Inizia con un'inquietante accusa, quella di dichiarare la televisione italiana specchio dell'anima del Premier Silvio Berlusconi, ma lì si ferma. Guardiamo l'orologio: sono passati dieci minuti scarsi. Il resto? Una lunga serie di dichiarazioni che il "pubblico" italiano conosce già benissimo. Il mondo delle veline, letterine e schedine; le selezioni per aspirare a uno sposo calciatore; le feste del Billionaire fatte di personaggi vagamente discutibili; i sorrisi dei tronisti. Toh! Lorenzo del Grande Fratello 2. Toh! La nuova meteorina... Le donzelle saranno contente di vedere i gioielli di casa Corona. I maschietti un po' meno... ma poco male. Il film di Gandini diventa quindi lui stesso parte del sistema Videocracy. Si crea un corto circuito motivazionale in cui il regista si perde, senza trovare vero mordente. Ah, c'è anche un momento in cui Lele Mora mostra con orgoglio l'inno di fascetta nera sul cellulare, condito di svastiche e icone naziste (ma non era reato? boh...).
Del resto, viste le accuse e i personaggi "importanti" che prende in analisi Videocracy viene da chiedersi: se fosse stato un film-documentario davvero scomodo, sarebbe stato proiettato? Ma proprio Gandini dà un colpo do coda prima dei titoli: l'Italia è al settantesimo posto (o giù di lì) nella classifica dei Paesi con la maggior libertà di stampa. Sempre più inquietante.
La frase: "Non vedo persone, vedo soldi. Business".
Diego Altobelli
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