Viaggio segreto
Lenta riflessione sull'effetto dei ricordi e il ruolo della memoria nell'esistenza della vita umana. "Viaggio segreto" trae ispirazione dal libro di Josephine Hart, "Ricostruzioni", per raccontare una storia cruda, dai toni crepuscolari e contorni disperati.
Leo è uno psicanalista malinconico e dubbioso che, per sua stessa ammissione, usa i ricordi degli altri per dimenticare i propri. Il quarantenne romano ha una sorella di nome Ale che sogna di diventare un'attrice e di cui si prende cura: la giovane infatti vive di insicurezze e di instabilità emotive. Quando conosce Harold, un importante artista di origine serba, tutto fa pensare che anche per lei sia arrivato, finalmente, il momento di superare le proprie paure e vivere un'esistenza felicemente normale. Ma il passato ritorna sotto sembianze di una vecchia casa abbandonata, teatro, nel passato dei due fratelli, dell'assassinio della madre. Tra sensi di colpa e perplessità sulla propria morale, per Leo inizia un viaggio alla ricerca della redenzione...
Roberto Andò, regista siciliano noto per il film "Sotto falso nome" uscito nello scorso febbraio, sigla, con intima mano, la regia di questa pellicola silenziosa. Il film dai ritmi pigramente letterari da cui trae ispirazione, traccia un profilo ambiguo sull'infanzia interrotta di due bambini che si fa portatrice di un ben più pesante fardello nell'esprime l'incompiutezza della vita umana: questo almeno nelle intenzioni del regista. Propositi che però, purtroppo, finiscono per perdersi nell'eccessivo indagare in un passato che risulta, narrativamente parlando, estremamente troppo lungamente occultato, fino ad apparire lezioso. Dal punto di vista puramente tecnico invece, "Viaggio segreto" non sembra slanciarsi particolarmente in ispirazioni registiche specifiche. Andò si limita a orchestrare gli attori in modo teatrale, con situazioni che paiono concepite più per il teatro sperimentale che per il grande schermo, e a usare la telecamera per effettuare incursioni "da carrello" nei luoghi della tragedia. Apatico.
Gli attori d'altro canto possono contare su una sceneggiatura interessante e affatto noiosa, ma non sembrano sforzarsi nell'interpretarla al meglio. Un esempio su tutti è proprio Alessio Boni che, pur non negando le sue qualità di attore già in passato ampiamente dimostrate, non risulta del tutto credibile nel ruolo difficile di uno psicanalista tormentato. Il resto del cast pare andargli dietro nei ritmi e nei modi di recitare rendendo tutto lo spettacolo leggermente monocorde.
"Viaggio segreto" può essere considerato quindi un film sicuramente interessante e audace, consigliato specialmente agli amanti del cinema nostrano.
Però, pur con la consapevolezza di uscire dalla sala storditi da un colpo di scena finale particolarmente inaspettato, la pellicola non riesce a convincere del suo intento poetico un pubblico che giunge ai titoli di coda stremato dall'eccessiva apatia.
La frase: "...Io non ho ricordi, la miseria ha questo vantaggio e rende tutto più semplice..."
Diego Altobelli
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