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Veruschka
Uno degli eventi di chiusura della 62° festival del cinema di Venezia è stato il documentario di Paul Morrissey "Veruschka", un racconto autobiografico della vita della modella tedesca (vero nome Vera von Lehndorff) che a soli vent'anni posò per Salvador Dalì e apparve nel 1966 in Blow-up di Michelangelo Antonioni.
È la stessa Veruschka a raccontare la propria storia, a partire dal primo trauma infantile dovuto alla morte del padre, condannato per tradimento per aver fatto parte della resistenza contro Hitler, evento che segnò la vita della piccola Vera in modo indelebile. Il suo racconto prosegue poi descrivendo la sua fascinazione per il mondo dell'arte, finché non viene notata a Firenze dal fotografo Hugo Mulas diventando negli anni sessanta un'icona pop, con oltre 800 copertine su riviste in tutto il mondo. Alcuni la considerano la prima top-model della storia, e la sua collaborazione con fotografi come Avedon, Meisel o Newton, la rende in molti musei parte di un'opera d'arte. Di Veruschka non vengono raccontati solo i successi, ma anche i momenti difficili ed i periodi di depressione, ma sempre con grande dignità e sottolineando la capacità di risollevarsi anche nei periodi più duri. Il documentario di Morrissey prosegue poi raccontando l'interesse della stessa Veruschka per il legame tra moda ed arte, fino a pochi decenni fa considerato "osceno", o per lo meno improprio. Da qui proviene la ricerca nell'ambito della body art, a proposito della quale Susan Sonntag parlò in maniera lusinghiera descrivendo il desiderio della modella di perdersi nella materia o di sprofondarsi nella regressione dell'istinto animale. "Veruschka" si conclude poi con l'attività degli ultimi anni di questa straordinaria modella-artista. Con l'augurio che il tabù delle rughe sia finalmente superato e che Veruschka possa essere la prima modella a posare non solo per la sua bellezza fisica, ma anche per la maturità spirituale.
Motivo conduttore del documentario è la voce della stessa Veruschka, che racconta la propria storia in maniera incalzante, accompagnata da immagini d'epoca combinate in un montaggio serrato adeguato alla gioiosa frenesia degli anni sessanta. Vera non indugia mai troppo su uno specifico episodio della sua vita, riportando tutte le vicende trascorse in maniera asciutta, come chi a distanza di tempo può vedere il passato da una posizione di serenità e di pace. L'unico momento che sembra turbare davvero Veruschka è il ricordo dell'undici settembre e dell'impatto che ha avuto sulla città di New York, da lei molto amata. Piacevole documento su un icona dei nostri tempi.
La frase: "Non sono perfetta, conosco i trucchi per sembrare perfetta".
Mauro Corso
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