Upside Down
Due mondi tanto vicini quanto irraggiungibili e ai cui abitanti è proibito interagire.
Il ricco e prosperoso mondo di sopra, capovolto e nel quale vive la giovane Eden alias Kirsten Dunst, e il povero e degradato mondo di sotto, di cui fa parte l’orfano Adam, ovvero il Jim Sturgess di "Across the universe" (2007), che s’innamora perdutamente di lei.
Due mondi collegati unicamente tramite la società "Trans World", presso la quale lavora la ragazza e dove il protagonista, al fine di ritrovarla, riesce a farsi assumere, dimostrando che il vero amore potrebbe risultare più forte della gravità.
Quindi, è un soggetto non poco originale e caratterizzato in maniera affascinante da un chiarissimo sottotesto sociopolitico quello alla base del secondo lungometraggio di finzione diretto dall’argentino classe 1966 Juan Solanas, autore di "Nordeste" (2005).
Un sottotesto sociopolitico che, volto ad allegorizzare l’eterna influenza che il rapporto-conflitto tra povertà e ricchezza finisce per avere sulle questioni sentimentali, viene posto al servizio di una sorta di atipico derivato in salsa fantastica delle sempreverdi avventure di Romeo e Giulietta; tanto che, complice l’ambientazione di taglio steampunk, l’impressione immediata è quasi quella di assistere a un elaborato tratto dalla letteratura di genere risalente al XIX secolo.
Anche se, man mano che viene ribadito che il paradiso non è rappresentato dal denaro, è più il cuore di una variante assurda dei testi "Harmony" quello racchiuso dalla quasi ora e cinquanta di visione; impreziosita da riusciti effetti visivi e da un notevole lavoro scenografico che, complice la bella fotografia per mano di Pierre Gill, ne fanno un autentico piacere per gli occhi.
Fino all’illusione di un epilogo pessimista e, di conseguenza, vicino alla realtà, che, però, si trova presto a essere smentito da una rassicurante conclusione da fiaba, con ogni probabilità maggiormente adatta per accontentare il gusto del pubblico.
Di sicuro, non un aspetto che spinge a sconsigliare la visione del romanticissimo insieme, la cui unica (ma trascurabile) pecca può essere individuata, al massimo, nei non troppo incalzanti ritmi di narrazione.
La frase:
"Fra tutte le stelle ce ne è una che mi fa pensare a una persona speciale".
a cura di Francesco Lomuscio
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