Un sogno per domani

Prendiamo una buona idea, impastiamola con i buoni sentimenti ed ecco il cocktail perfetto per il grande pubblico. Se aggiungiamo al mix due grandi attori (Kevin Spacey / American Beauty ed Helen Hunt / What Women Want) non serve neanche un grande regista (infatti c'è Mimi Leder / Deep Impact).

L'innocenza del giovane Trevor (Haley Joel Osment / Il Sesto Senso) trasforma un normale compito in classe in un ambizioso progetto per migliorare il mondo. Cosa possiamo fare per migliorare il mondo? Trevor pensa ad una sorta di "Catena di S. Antonio" per rendere felici le persone. Decide di aiutare 3 persone in un qualcosa che non sono in grado di fare da sole e queste per ricambiarlo devono "passare il favore" ad altre tre persone; con questa crescita esponenziale, teoricamente, tutti potremmo essere migliori. Ma non è così facile come sembra sulla carta. I tre "bersagli" di Trevor sono un vagabondo tossicodipendente, un suo amico succube di una banda di teppisti ed il suo professore, Eugene Simonet (Spacey) prigioniero della sua solitudine.
Trevor si accorgerà a sue spese che ci sono cose che non si riescono a fare a dispetto di tutta la propria buona volontà e persone che non vogliono essere aiutate o non sono in grado di comprendere l'altruismo. Sua madre per prima (Hunt), un ex alcolista succube della figura del marito, non capisce suo figlio e le sue motivazioni.
Potrà un grande sogno decollare a dispetto della grettezza umana?

La risposta, considerando che si tratta di un film americano, è quasi scontata anche se comunque riesce a stupire un poco. Il film ha i tono tipici della tragedia greca con l'incedere degli eventi che incalza inesorabile verso il finale. La regia, di stampo troppo televisivo, ci regala sempre molti primi piani, tanto che alla fine sembra di stare a teatro.
Molto felice, invece, la scelta di Las Vegas per la location. A parte i numerosi spunti offerti per i contrasti fotografici (come una notte illuminata a giorno dai neon dei casinò) e quasi palpabile il senso di squallore e solitudine della città, di fatto dei casinò in mezzo al deserto del Nevada, confrontato alla solitudine ed alla disperazione dei protagonisti.

Kevin Spacey non ha problemi a recitare con il volto sfigurato dalle ustioni (ma lui non è mai stato uno dei "belli"), Helen Hunt, invece ha sicuramente dovuto faticare non poco per involgarirsi quanto basta per il suo ruolo (cameriera alcolizzata), ma rimane comunque sempre splendida; anche se forse un pò troppo inflazionata in quest'ultimo periodo, infatti credo stia conducendo una personalissima gara contro De Niro per il maggior numero di pellicole interpretate nell'ultimo anno: "Dr. T e le Donne", "What Women Want", "Castaway" e quest'ultima.
Osmen ha ribadito la sua spontaneità che già avevamo apprezzato ne "Il Sesto Senso".
Piccolo cameo per Angie Dickinson, l'agente Pepper per chi la ricorda, che interpreta una barbona alcolizzata, un bel salto per l'ex Miss. America.

Curiosità: Mimi Leder ha esordito alla regia di ER, notata da Spielberg (produttore della serie) gli è stata assegnata la possibilità di affermarsi ad Hollywood con "The Pacemaker".

La frase: Un "simpatico" avvocato (peraltro impersonato dal marito della regista) ad un giornalista che gli pone domande su "Passa il Favore": "Se rivela il mio nome dovrà vendersi un rene per pagare la causa!"

Indicazioni:
Se per voi il cinema è lacrime e fazzoletti.

Valerio Salvi

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