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Uninhibited - Disinibiti
Quattro ragazzi di Taiwan tra i diciotto e i vent'anni, due ragazze due ragazzi, affrontano il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, consumando le giornate tra esperienze di vario genere, che comprendono il sesso, il suicidio, l'aborto, l'omosessualità, le amicizie studentesche, la droga, il vagabondaggio per le strade e l'assenza di prospettive per il futuro. Niente di nuovo sul fronte orientale, verrebbe da dire, per questo filmetto del regista di Taiwan Chen Leste, presentato alla 61ª Mostra del cinema di Venezia nella sezione Settimana della critica. L'opera prima di Chen Leste è un prodotto di faticosa digeribilità. Girato in 16 mm. è caratterizzato da una fotografia sfocata tendente spesso a fornire inquadrature dove i personaggi si trovano in zone d'ombra tanto da risultare difficilmente distinguibili. Il film è riassunto in piccoli momenti intitolati "Morte", Capelli", "Tatuaggi" e "Fotografie" che aiutano poco - anzi, forse complicano ulteriormente - l'operazione di trovare il filo di una storia sconnessa.
La descrizione di una generazione incapace di trovare uno sbocco all'interno di una società che sembra avulsa dalla loro realtà - che pensiamo essere il fulcro del film - è spesso svilita da un'estremizzazione delle scelte estetiche del regista di Taiwan francamente esagerate e non sorrette da una necessaria padronanza del mezzo filmico, probabilmente da imputare alla giovane età dell'autore.
Una frase del film, merita però di essere ricordata: "La fine dell'infanzia è quando capisci cos'è la morte". Si sente all'inizio, prima dei titoli di testa. Un buon prologo a cui però non segue uno sviluppo all'altezza.
Daniele Sesti
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