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Un giorno questo dolore ti sarà utile











Dopo l’autobiografia berlusconiana non autorizzata "Silvio forever" (2011), co-diretta insieme a Filippo Macelloni, il torinese Roberto Faenza torna al cinema di finzione partendo dalle pagine di "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron, curiosamente pubblicato prima in Italia che in America e considerato un nuovo "Giovane Holden".
Infatti, con le fattezze del Toby Regbo visto in "One day" (2011), ne è protagonista l’adolescente James, attraverso i cui occhi vediamo sia la New York d’inizio XXI secolo che la sua squinternata famiglia: il padre Paul alias Peter Gallagher, che esce esclusivamente con donne che potrebbero essergli figlie, la sorella Gillian, interpretata dalla Deborah Ann Woll del serial televisivo "True blood", che, al contrario, frequenta solo uomini che abbiano almeno il doppio della sua età e ha una relazione con il professore di semiotica, e la madre Marjorie, cui concede anima e corpo il premio Oscar Marcia Gay Harden, la quale ha una galleria d’arte dove espone bidoni di spazzatura e ha appena abbandonato il terzo marito durante la luna di miele a Las Vegas.
Mr. Rogers, quest’ultimo, un giocatore compulsivo nei cui panni troviamo lo Stephen Lang di "Avatar" (2009), che va a completare il quadro di presunta "normalità" con il quale il ragazzo, diciassettenne spaesato e inquieto alla ricerca dell’identità, incontra difficoltà ad uniformarsi; tanto da trovare comprensione solo nell’anticonformista ed enigmatica nonna Nanette, con il volto della veterana Ellen Burstyn.
Tutti attori decisamente in parte e alle prese con dialoghi per nulla disprezzabili, ai quali si aggiunge anche la Lucy Liu di "Kill Bill volume 1" (2003) nel ruolo di una life coach presso cui l’irriverente e politicamente scorretto anti-eroe viene mandato in terapia dopo aver commesso gravi errori; come ritrovarsi incastrato in una tragicomica gita scolastica per cervelli superdotati.
Per una gradevole operazione che, non priva d’ironia, risulta gradevole e si lascia tranquillamente guardare, rischiando soltanto di sfiorare un certo taglio televisivo. Ma i tempi della precedente, pessima fatica faenziana "Il caso dell’infedele Klara" (2009), realizzata prima del succitato mega-Blob sul premier, sembrano fortunatamente appartenere al passato.

La frase:
"L’amore fa questo? Ti trasforma in una marionetta?".

a cura di Francesco Lomuscio

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